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I fiumi di porpora

Regia di Mathieu Kassovitz vedi scheda film

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La recensione su I fiumi di porpora

di barabbovich
8 stelle

Impegnati in due casi apparentemente distinti - quello di un barbaro omicidio preceduto da strazianti torture e la profanazione di una tomba dove è sepolta una bambina - il veterano commissario Niémans (Jean Reno) e il giovane collega Kerkèrian (Vincent Cassel), uno che proviene "dall'altra sponda", si trovano a collaborare tra loro. Gli indizi infatti li conducono ad una università-modello ubicata sulle Alpi a 3000 metri di quota, dove un rettore con tendenze filonaziste vorrebbe allevare una razza superiore attraverso una selezione dei più dotati intellettualmente e fisicamente. I continui incroci tra consanguinei hanno però indebolito la "razza", che ha così bisogno di rinforzarsi altrove, sostituendo i neonati delle famiglie montanare autoctone con i pargoli tarati nati dai figli dell'università. Ma qualcuno non sta al gioco ed inizia una serie di delitti truculenti.
Tratto dal best-seller omonimo di Jean Christophe Grangè, che lo ha poi sceneggiato col regista, I fiumi di porpora (la metafora sta per il sangue che scorre nelle vene dei "sani") è un thriller agghiacciante come non se ne vedevano da tempo. Più morboso de Il Silenzio degli innocenti, più terrificante de L'esorcista, più rigoroso nella sceneggiatura de I soliti sospetti, il film di Kassovitz - ritrovato enfant-prodige del cinema transalpino - è di quelli ad altissima tensione. L'ombra di ieri del nazismo e quella di oggi dell'eugenetica fusa con la biotecnologia molecolare, scene d'azione mozzafiato, qualche tocco da cinema dell'orrore sono gli ingredienti di uno dei gialli meglio riusciti del periodo, indebolito soltanto da un finale eccessivamente frettoloso.

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