Regia di Nino D'Angelo vedi scheda film
Aitano da morire. Il delirio come cifra stilistica liberatrice in un film che sfugge alle pastoie del cinema di genere. La trappola del cinema meridionalista è sempre la stessa, quello strano connubio tra compiacimento e autocommiserazione, quella divertita accettazione del degrado, quel pittoresco amore per il deteriore che diventa grossolana speculazione negli esempi più estremi di macchiettismo. "Aitanic" stravolge questo mainstream e riscatta persino quel cultore, nonché occhiuto narratore, dello sfacelo partenopeo che risponde al nome di Beppe Lanzetta. Anche lui mitico in "Canta, canta", un reggae metropolitano da paura.
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