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Aitanic

Regia di Nino D'Angelo vedi scheda film

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La recensione su Aitanic

di mm40
3 stelle

Napoli. Su un traghetto abusivo (e rubato) si incontrano un aspirante suicida, una prostituta, un milanese truffaldino e un borioso cantante neomelodico.

 

Quattordici anni sono trascorsi da Giuro che ti amo (1986), esordio alla regia per Nino D'Angelo, film che era oltrettutto completamente identico agli altri melodrammoni dozzinali e inverosimili fino al midollo che lo vedevano protagonista; ecco quindi che nel 2000 il caschetto napoletano ci riprova, torna dietro la macchina da presa. Ma questa volta il progetto è tutt'altro: Aitanic è un musicarello con accenni di parodia - fin dal titolo - che non si prende mai sul serio, esattamente al contrario di tutti i precedenti film con NDA, e intriso di ironia a tratti perfino graffiante, come nel personaggio di Neon, cantante neomelodico interpretato proprio dal regista e simpatica denuncia della deriva volgarotta e presuntuosa del genere che aveva lanciato anche il Nostro. Tano da morire (Roberta Torre, 1997) può avere influito parecchio sulla genesi di questa opera, d'altronde in quel film le musiche erano firmate da NDA; ma qui ne siamo distanti quantomeno da due punti di vista: la realizzazione poveristica, fiera di essere smaccatamente trash, e la comicità grezza e sguaiata, con personaggetti burini (la prostituta, il milanese) e dialoghi e situazioni malconci, scritti palesemente di fretta, paratelevisivi. A reggere una messa in scena brutalmente disastrosa - e non solo per scelta - ci sono comunque alcuni buoni comprimari del calibro di Giacomo Rizzo, Mauro Di Francesco e Aurelio Fierro; altre parti sono riservate ai partenopei Pietra Montecorvino ed Enzo Gragnianiello, mentre è quantomeno emblematica la scelta di affidare il ruolo della prostituta a Sabina Began, futura "escort" - una fra le tante - di Berlusconi. Aitanic, sceneggiatura di NDA e Lorenzo De Luca, è in definitiva un prodottino leggerissimo che aiuta il regista e protagonista a riconquistarsi un posto nello show business nazionale, mostrando una discreta dose di umiltà e autocritica. 3/10.

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