Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Amos Gitai confonde il realismo temporale con una sterile e strascicata ripetitività che concilia il sonno. I gesti e i movimenti sono impastati di indolenza, e la debolezza della regia va di pari passo con la svogliatezza degli attori. In questa brutta imitazione del reportage di guerra, la ricostruzione delle operazioni militari fa cascar le braccia e, se manca la forza dell'azione, non si avverte, purtroppo, nemmeno quella del dolore. Questa pellicola di fango, sangue ed elicotteri è il classico film da cinefestival, che ritiene di poter vantare dignità artistica unicamente in virtù della "serietà" dell'argomento che si pregia di trattare.
Manca, incredibilmente, qualsivoglia cenno al contesto storico e politico del conflitto arabo-israeliano. E mancano, a parte ciò, totalmente le nuove idee.
Non riesce ad essere credibile nemmeno per un solo istante, in questo film in cui tutto appare sciattamente "finto"; a cominciare dai carri armati, che con le loro manovre da giostra e gli sbuffi di vapore, sembrano buttati lì solo per fare da contorno scenografico all'azione.
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