Regia di Amos Gitai vedi scheda film
Il film si apre con una splendida scena erotica dai toni onirici e psichedelici: due giovani fanno l'amore dopo essersi cosparsi il corpo di colori, accompagnati da un commento musicale di grande suggestione. Dopodiché Amos Gitai ci porta sulle Alture del Golan per mostrarci quella che e' passata alla storia come la guerra del Kippur, quando il 6 ottobre del 1973, gli eserciti di Siria ed Egitto sferravano un attacco a sorpresa contro lo stato di Israele proprio nel giorno sacro dello Yom Kippur (giorno dell'espiazione per tutti gli ebrei). 19 giorni di guerra con una vittoria non proprio netta (come lo era stato invece nel 67') dello stato ebraico. Il regista Amos Gitai prese parte a quella guerra in qualità di barelliere, infatti ci racconta le peripezie di una piccola unità di soccorso che opera in elicottero. Gitai in questo film non parla di politica e non si schiera con nessuno. Nessuna retorica e nessun punto di vista. Al regista israeliano interessa mostrare ciò che ai tempi aveva vissuto, e cioè la guerra. Per farlo opta per uno stile anti-spettacolare che vorrebbe essere realistico e documentaristico. Mi e' difficile usare questi termini per un film che mostra una guerra realmente vissuta dal suo regista, ma questo KIPPUR fallisce proprio in questo suo intento. Assistiamo per gran parte della pellicola a questi soccorritori che evacuano feriti dal campo di battaglia, in situazioni tutte uguali a se stesse, prive di drammaticità e realismo. Carri armati che se ne vanno a zonzo senza concludere niente con qualche esplosione in lontananza. Attori piuttosto scarni che interpretano personaggi incolori e senza spessore. Una parziale ripresa nel finale, quando l'elicottero viene colpito da un razzo e si vede costretto a un atterraggio di fortuna. Tanto celebrato quanto sopravvalutato.
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