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Gli idoli delle donne

Regia di Claudio Gregori, Pasquale Petrolo, Eros Puglielli vedi scheda film

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La recensione su Gli idoli delle donne

di Lina
8 stelle

Commedia spassosa e autoironica, che per una volta, propone il trionfo dei "non belli", divenendo quasi uno spot sulla galanteria maschile contro la bellezza priva di cervello e personalità. Mitici Lillo & Greg dietro la cinepresa.

Forse, se questo film fosse stato realizzato dagli americani, avrebbe ottenuto successo giusto perché, in questo paese, abbonda l'esterofilia. Piace la comicità demenziale statunitense e si guarda generalmente con disprezzo o sufficienza la comicità italiana.

 

A mio avviso, invece, Lillo & Greg sono fantastici al di là di quanto possano ripetersi (del resto, anche il mitico duo di Franco e Ciccio era ripetitivo, come altri comici, ma ciò non significa che i loro film non siano gradevoli o che non abbiano segnato la storia del cinema italiano).

 

La trama, in questo caso, è abbastanza originale. Per una volta, viene illustrato con sana autoironia, il trionfo dei brutti anziché del solito bello senza cervello.

Le sequenze iniziali di questo gigolò che fa colpo su tutte - donne, vecchie e perfino bambine - sono da antologia. Davvero simpatiche per quanto un pochino surreali.

 

Apprezzabile è anche il ritratto psicologico molto veritiero che quest'opera traccia sulla nostra società attuale fissata con l'estetica e pronta a giudicare chiunque in base all'aspetto esteriore.

 

La trama prende inaspettatamente tutta un'altra piega quando il protagonista, Filippo, ha un incidente con la macchina.

Certe inquadrature sono di grande effetto, come quella che mostra proprio il nuovo Filippo cortisonizzato e imbolsito. Fa morire dal ridere.

 

I personaggi sono tutti ben studiati e irresistibili, anche quelli secondari. Adorabili in particolar modo Geraldine e Max con le loro battute.

 

Filippo capisce di dover sviluppare altre doti da quando non è più bello e per ottenere aiuto, si rivolge nientepopodimenoché al guru della seduzione psicologica, gigolò veterano ritiratosi ormai dal giro.

 

Il training però fallisce. Filippo non apprende quasi nulla perché non ha alcuna reale vocazione poetica o profondità di pensiero.

Proprio quando tutto sembra finito per lui e la sua carriera di amante, arriva Juanita, una donna che gli cambia la vita. Una addirittura vergine, dotata di forte personalità, capace di guardare oltre l'esteriorità di un uomo, ma che ahimé, è figlia di un mafioso narcotrafficante colombiano...

 

La parentesi rosa è trattata in modo divertente nel film, senza romanticismo, altrimenti non sarebbe stata in linea con tutto il resto.

A parte qualche piccolo calo di ritmo qua e là (le sequenze con il padre di Juanita le ho trovate pesantucce perché lui è un po' troppo sopra le righe come personaggio e dopo la scena iniziale - l'unica simpatica - in cui fa il terzo grado al fidanzato della figlia, comincia a ripetersi diventando monotono), la sceneggiatura è ben fatta, ricca di momenti esilaranti e di dialoghi perfetti.

Mitica la scena in cui il guru sfoggia il "soul gazing" per conquistare la moglie del mafioso.

 

Di buon livello la recitazione e pregevoli Lillo e Greg in qualità di registi stavolta, oltre che di attori.

 

Una commedia nel complesso frizzante e godibile.

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