Regia di Phil Tippett vedi scheda film
TRIESTE SCIENCE+FICTION FESTIVAL 2021 - FUORI CONCORSO
Più che un film con una storia, Mad God è un'esperienza visiva e persino sensoriale, in grado di attanagliarci all'interno di un incubo liquido e post-atomico ove tutto può essere un pericolo in agguato.
L'esperto di stop-motion ed effetti speciali, Phil Tippett, ci ha messo cuore ed anima, oltre che trent'anni di lavoro, per ultimare questa sua summa post-atomica nei fondali di una civiltà ormai alla deriva, in tutti i sensi.
Dall'alto di un foro nella superficie, una capsula trasporta sino a toccare terra, un essere coperto da tuta e scafandro, che deve raggiungere una meta seguendo il percorso suggerito da una vecchia mappa.
Durante il tortuoso percorso, l'individuo incrocerà tutta una fauna di esseri viventi, per lo più mostruosi, che in qualche modo finiscono per ostacolargli il cammino.
Più che la meta finale, il punto focale del film in stop-motion non muto, ma circondato da versi sinistri e del tutto incomprensibili, è il viaggio in sé, all'interno di una sorta di girone di dannati di variegata specie, che, più che aggredire, paiono predisposto a difendersi.
Un ambiente futuristico e insieme retrò diventa il vero protagonista di un percorso lungo anfratti cupi ed insidiosi che ci ricordano da vicino le meraviglie inquietanti del mondo post-apocalittico, ferino e famelico, di Jeunet et Caro nel loro splendido esordio di Délicatessen, e dove congegni meccanici e ingranaggi di un mondo che pare un vecchio intestino arrugginito, si mettono in moto rumorosamente ed a fatica, alimentati da un lavoro costante di esseri solo apparentemente presenti lì per caso.
Qualcosa di simile all'altrettanto folle stop-motion giapponese di quel Junk-Head di Takahide Hori, pure lui ospite fuori concorso del medesimo festival triestino, e del quale condivide le allucinate scenografie degne di una apocalisse radioattiva che genera mostri, o li modifica rendendola, se possibile, ancora più inquietanti e deformi, metà mostri e metà animali ognuno alla ricerca di una propria metà, o di un proprio fine indecifrabile.
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