Regia di Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi (II) vedi scheda film
Un manager ultracinquantenne milanese, che parla e si comporta esasperatamente come Renato Pozzetto nei film degli anni '80, è sopraffatto dallo stress dopo una grave sconfitta imprenditoriale. Non gli rimane che mollare tutto e aprire un barettino in una spiaggia remota della Sardegna, tra pastori, casi umani, stranezze e personaggi ostili di ogni tipo.
Il film de Il milanese imbruttito (pagina ridanciana su Facebook): ce n'era bisogno? No. La risposta è semplice e rapida, e per quanto non ci sia bisogno neppure di perdere un centinaio di minuti della propria vita osservando perplessi questo film, vale comunque la pena vederlo per sapere esattamente fin dove ci stiamo spingendo verso il basso, quali sono i nuovi mostri che popolano l'immaginario dei social. Nuovi, poi, nemmeno più di tanto: il personaggio caricaturale smaccatamente pozzettiano che si esprime soltanto a base di “figa” (indubbiamente già meno pozzettiano, va detto), “fatturare” e “tac” (non la tomografia assiale computerizzata, ci siamo capiti) è ormai vetusto e le mode sul web transitano tanto velocemente quanto la gloria terrena. Per questo rimane da capire a quale pubblico sia destinato di preciso un lavoro come questo, dalla discreta produzione eppure disperatamente privo di idee, che parte con la descrizione banale, stereotipatissima e prolungata a oltranza della vita del protagonista – tutto ufficio, fatture e vanterie – e prende vita dopo una mezzoretta abbondante quando la storia si trasferisce in Sardegna. E qui diventa un altro grande classico del cinema nostrano dei primi anni Duemila, ormai vecchissimo anch'esso: l'eterno scontro fra nord e sud, fra città e paesini, o se la si vuole mettere su un piano filosofico (eccessivo qui, certo) fra apparire e essere. Germano Lanzoni fa tutto il possibile per dare respiro a un personaggio che non ha che lo spessore di una sagoma; non riesce a fare più di tanto, ovviamente, ma onore al merito comunque; più incisivo invece Valerio Airò nel ruolo di spalla, in una caratterizzazione sempre sopra le righe. E sopra le righe è (noiosamente) tutto il copione, firmato da Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Davide Rossi, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella (i registi, già autori dell'interessante Si muore tutti democristiani, il film de Il terzo segreto di satira) e ancora Tommaso Pozza, Marco De Crescenzio e Federico Marisio. Nel cast, per non smentirsi, anche un tris di influencer della rete: Favij, Elettra Lamborghini e Jake La Furia in altrettante comparsate; leggermente più ampi i ruoli riservati invece a Claudio Bisio e Paolo Calabresi. 2/10.
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