La recensione su Red Notice

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina.

Da tempo, Hollywood è a corto di idee, una mancanza che spinge a ciurlare nel manico, ripescando soggetti del passato, anche solo come ispirazione generica, puntando in maniera inversamente proporzionale sugli investimenti, così da produrre fuochi d’artificio tali da distogliere l’attenzione da eventuali debolezze.

Red notice non sfugge a questa – oramai assodata - prassi, quantunque rispetto ad altri suoi concorrenti, ossia tutti i film attrezzati di un alto budget (qui di circa 200 milioni di dollari, cifra che lo rende il film più costoso prodotto da Netflix), non riesca a difendersi dignitosamente, denotando deficit preoccupanti e perfino punte di estremo imbarazzo.

In quel di Roma, il profiler John Hartley (Dwayne Johnson - Jumanji: Benvenuti nella giungla) intercetta Nolan Booth (Ryan Reynolds - Deadpool), un famoso ladro di opere d’arte. Quest’ultimo viene arrestato e finisce in una prigione russa, la stessa dove viene spedito John quando l’ispettrice Urvashi Das  (Ritu Arya – The Umbrella Academy) avanza dei sospetti sul suo operato.

Dopo essere stati interrogati da l’Alfiere (Gal Gadot – Wonder woman), un’abile e letale ladra, John e Nolan stringono un patto ed evadono.

L’obiettivo dei contendenti consiste nel ritrovamento di tre oggetti dall’inestimabile valore, da rintracciare viaggiando da un capo all’altro del mondo.

Red Notice (2021): Dwayne Johnson, Ryan Reynolds, Gal Gadot

Red notice rinnova la collaborazione tra il regista Rawson Marshall Thurber e Dwayne Johnson (Una spia e mezzo, Skyscraper), aggiungendo altri due interpreti - Ryan Reynolds e Gal Gadot - abituati a fare bingo, a conseguire un successo dietro l’altro. Trattasi di un film di puro intrattenimento, che inscena una caccia al tesoro tra truffatori incalliti, un gioco a tre con alleanze e rivalità variabili, che modella il classico schema da guardia e ladri.

Colleziona scenari, passando in un sbattere di ciglia da Roma alla Russia, dal Sud America all’Egitto, e colpi di scena, proposti in una successione talmente rapida e sfaldata da risultare sfiancanti, quasi sempre del tutto sprovvisti di congiunzioni e talvolta addirittura pleonastici.

Praticamente, fabbrica e accumula una striscia di fascicoli scollati e siparietti, che variano tra sequenze action generalmente convenzionali, confronti che consolidano o variano gli equilibri tra le parti in causa e pause che alternano glamour e fessure dedicate a spunti prevalentemente di carattere umoristico.

Così, ne scaturisce una specie di evanescente album di figurine (luoghi – generi – personaggi - interpreti), drammaticamente sprovvisto di un estro originale e/o anche semplicemente compiuto, che getta alle ortiche ogni potenzialità nonostante l’ingente dispendio di energie, sfruttando solo in minima parte l’immagine rassicurante di Dwayne Johnson, il piglio goliardico di Ryan Reynolds e l’esuberanza fisica di Gal Gadot.

Red Notice (2021): Dwayne Johnson, Ryan Reynolds

In definitiva, Red notice è un giocattolone tanto fumo e poco arrosto, che viaggia con il pilota automatico inserito, percorrendo un viatico battuto a ripetizione. Non apparterrà alla tipologia di film su cui valga la pena sprecare troppo tempo a fare le pulci, ma è talmente sistematico e dissennato da sembrare di impegnarsi perché ciò succeda. Difetta di materia grigia e semplifica lo sviluppo senza pudore, non si prende la briga di prestare un minimo di attenzione e dimentica del tutto l’importanza della punteggiatura, così come della logica, aggiustando -  almeno in parte – il tiro solamente in prossimità del gong (qualche manchevolezza precedente viene arginata a posteriori), per quanto minacci di andare oltre, prospettiva che mi sento di dire avverrà, immaginando che su Netflix otterrà una marea di visualizzazioni (comprendendo quelle di chi desisterà anzitempo).    

Spossante e rudimentale, distratto e anodino.