Regia di Sabrina Sarabi vedi scheda film
"Tutti sanno essere buoni in campagna."
Christin (eccellente prestazione in tour de force della Saskia Rosendahl di Lore, Werk ohne Autor, Prélude, Fabian, Babylon Berlin e A Thin Line) è una giovane donna che sogna di aprire un negozio in città (“Un negozio di cosa?” - “Non importa...” - “Sì che importa!”) anche se per ora è di stanza controvoglia a tempo indeterminato nel campagnolo entroterra agricolo-pastorale tra Schleswig-Holstein e Meclemburgo-Pomerania, quand’ecco che il biglietto (che nel mentre del primo passaggio motorizzato sembrava possedere un valore di sola andata, per poi al contrario essere tramutato, al giro di boa e con cambio di mezzo, in A/R, ed infine trasformato in un abbonamento periodico con tragitto ridotto al fienile) per andarsene da lì e da loro (il compagno indifferente, scostante e para-violento, il suocero epitome soft del patriarcato e il padre ubriacone, abbandonato dalla moglie e col cazzo in mano) si concretizza nell’endotermica metafora d’un minivan lanciato verso il tramonto a bucare l’orizzonte (che si rivelerà essere un parcheggio nella zona industriale di Amburgo), col prezzo a contropartita costituito dal provarci – e ovviamente riuscirci, con reciproca soddisfazione – col tecnico che lo guida lavorando per l’azienda che lo possiede, la Wintec, una società di manutenzione d’impianti elettro-meccanici di turbine aerogeneratrici tripala che gestisce parchi eolici attraverso tutta la terra emersa che fu dei cimbri, muovendosi da una fattoria del vento (le wind-farm non allevano bovini, suini, equini, ovini o caprini, ma catturano direttamente dall’aria avicoli e chirotteri vari, stanziali o migratori, diurni e notturni, in questo caso una comune poiana (Buteo buteo), stordendoli e abbattendoli a colpi di collisioni dirette e variazioni di pressione atmosferica, anche se non con l’abilità messa in atto dalle trappole costituite dalle finestre a specchio degli edifici, dagl’impattanti veicoli di trasporto merci e persone e dalle linee elettriche aeree non ancora interrate; di difficile comprensione e collocazione resta però la morte del cervide) all’altra. Fedifraga (per necessità), sadomasochista (per convenienza), semi-alcolizzata (ma ha pure dei difetti), piromane (per divertimento) e canicida (cattivella forte, sì), passerà dal sedile del passeggero a quello del guidatore. E nessuno rimarrà coi vitelli. Happy end.
“Niemand ist bei den Kälbern”, l’opera seconda [fotografia di Max Preiss (già in “Prélude”), montaggio di Heike Parplies (“A Vida Invisível”, “Toni Erdmann”) e musiche - quasi impercettibili, a commento ad esempio della scena del rogo - di John Gürtler] della regista e sceneggiatrice Sabrina Sarabi, tedesca classe 1982, da lai scritta traendola dall’omonimo romanzo d’esordio della quasi coetanea Alina Herbing, si colloca non solo temporalmente tra la precedente, “Prélude”, e la successiva, “A Thin Line” (per la quale curerà solo la messa in scena condividendo per i 6 ep. il mirino della MdP con Damian John Harper, senza occuparsi del copione), ma - oltre ad avvalersi anche in questo caso della partecipazione di Saskia Rosendahl, qui protagonista assoluta e affiancata da Rick Okon e Godehard Giese - ne sviluppa ed anticipa alcune tematiche quali l’entrata nell’età adulta, dall’una, e la questione ambientale, nell’altra.
"Anybody can be good in the country. There are no temptations there." - Oscar Wilde, "the Picture of Dorian Gray", 1891.
E insomma, no, Christin non è la Carlotta di Virginia Sidoti (@instagram e @tiktok).
Il film invece dal canto suo è fruibile da qui assieme ad altri 11: https://www.arte.tv/it/videos/RC-024589/artekino-festival-2023/.
* * * ¾ - 7.5
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