Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film
Ultimo capitolo della trilogia del milieu di Fernando Di Leo, decisamente all'altezza degli altri due. Da non perdere.
A parte il siciliano approssimativo, parliamo di un gran poliziesco: teso, violento. Fernando Di Leo adatta un romanzo di Peter McCurtin e offre uno dei primi e più efficaci spaccati del binomio mafia-stato, senza dimenticare l'importante presenza mediatrice della Chiesa. Di buono c'è che, rispetto ad altre pellicole magari più fortunate, Di Leo non fa sconti alla mafia, non la mitizza. Al contrario, tutti i mafiosi sono tornacontisti, violenti, vigliacchi e ben lontani dall'uomo d'onore che altre narrazioni faranno amare al pubblico. Incapaci di mantenere la loro stessa parola, soggiogati allo stesso potere che sembrano detenere, la loro unica logica è l'autopreservazione, per quanto si riempiano la bocca di valori come la famiglia e il rispetto. Nessuno si salva, persino la figlia di Daniello (una bellissima e conturbante Antonia Santilli) risulta priva di valori e moralità. Quando i polizieschi li sapevamo fare.
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