Regia di Benjamin Ross vedi scheda film
"Ero molto piccolo quando ho capito di essere portato per la chimica. [...] Verso i 15 anni già cominciavo a vedere la vita per quello che era: un castello di illusioni che solo uno scienziato può far crollare."
Graham Young (Hugh O'Conor) è un 15enne della periferia inglese appassionato di chimica, con una famiglia poco amata e poco amorevole e con difficoltà a relazionarsi in maniera normale con i coetanei. Un po' per necessità, un po' per soddisfare la propria fame di sapere scientifico, comincia a dedicarsi agli avvelenamenti su un compagno di college, mettendogli del solfuro di antimonio in un panino per provocargli una bella serata a base di conati di vomito invece che con la bibliotecaria a cui ambisce anche Graham stesso.
La scoperta del tallio e delle sue proprietà, poi, lo inducono a sperimentare il suddetto metallo (che se salificato risulta incolore, inodore e insapore...cioè come l'acqua!) sulla matrigna, che in breve tempo si ammala, perde i capelli e infine muore fra mille sofferenze e lo sgomento di dottori e parenti.
Il padre Fred (Roger Lloyd-Pack) e la sorella Winnie (Charlotte Coleman) non sospettano più di tanto, ma per sua sfortuna Graham viene scoperto e rinchiuso in un manicomio criminale. Qui passa diversi anni terribili, tentando di convincere lo psicologo Zeigler (Antony Sher) di essere mentalmente stabile e recuperato; una volta libero, l'amore a prima vista per il tallio sboccia di nuovo in modo del tutto inaspettato...
"Avevo scoperto la mia vocazione. [...] Volevo diventare il più grande avvelenatore che il mondo avesse mai conosciuto."
Tratto dalla storia vera del ragazzino ribattezzato The Teacup Murderer che fra il '61 e il '71 sconvolse il Regno Unito con tre omicidi per intossicazione da metalli pesanti, "Il manuale del giovane avvelenatore" è un piccolo film di produzione anglo-franco-tedesca del 1995, che rivisita l'evento attraverso una commedia nera non proprio dissacrante, ma grottesca, piacevolmente distaccata e lontana dalla sguaiatezza.
Certo, a doverla dire tutta c'è un certo abuso della voce fuori campo per sopperire ad una narrazione poco fluida e la regia di Benjamin Ross è appena elementare e piuttosto "povera", ma grazie alla sceneggiatura da lui co-scritta con Jeff Rawle si sorride e in qualche modo si tifa paradossalmente per la figura di Graham Young, nonostante costui avveleni senza motivo parenti e conoscenti. Oltre alla sceneggiatura e al fatto di spunto di notevole impatto, ad una buona colonna sonora e ad un discreto brio, per la buona riuscita del film si deve anche e soprattutto ringraziare il giovane attore irlandese Hugh O'Conor, in rampa di lancio dopo aver recitato ancora bambino insieme a Liam Neeson e Daniel Day-Lewis (quest'ultimo gli fece i complimenti al discorso d'accettazione dell'Oscar per "Il mio piede sinistro", mica bruscolini!) e purtroppo finito presto nel dimenticatoio, fra piccolissime produzioni, particine e serie televisive. Complice il suo volto particolare e dotato di un'aria di simpatica innocenza, O'Conor, allora solo ventenne, regge la parte del protagonista con disinvoltura e la tratteggia in maniera impeccabile, facendo di essa il vero punto di forza di questa commedia grottesca poco nota. *** e ½
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