Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
Se “Pane e tulipani” è stato il film italiano da vedere in primavera, la nuova, bella opera di Winspeare meriterebbe di trasformarsi nell’evento estivo. La seconda pellicola della stagione (dopo “LaCapaGira”) parlata in dialetto e sottotitolata in italiano naviga nelle vene dove scorre, appunto, il “sangue vivo”, fiume di sensazioni forti che ha il passo della “pizzicata” , la musica che gira intorno alle vittime del terribile (e mitico) ragno taranta, i cui morsi provocano crisi tra l’epilettico e l’isteria. La “pizzicata” ha, tra le molte, la virtù di neutralizzare il “male” che il potente animale trasmette e quindi ha una funzione taumaturgica: il ritmo sostenuto dai tamburi simbolizza la pulsione del cuore che, a poco a poco, viene “assecondata”, restituendo la guarigione ai tarantolati. Winspeare filtra tradizione alta e introspezione antropologica, nella storia di due fratelli salentini opposti per carattere e reazione verso la vita. Due personaggi e due attori che invadono e affollano di emozioni gli sguardi, e gli occhi, le paure e i dolori degli spettatori.
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