Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
non so quanto questo film possa essere compreso veramente da un milanese-senza offesa- perchè chi non ha dentro la musica di una chitarra battente,del dialetto pugliese,il caldo scorrere di un pomeriggio lento,difficilmente potrà capire la tarantola che ha morso i fratelli protagonisti della pellicola di winspeare.due fratelli che,a modo loro,cercano di sopra-vivere al morso della morte del padre,di sopra-vivere alla loro stessa terra,madre matrigna,che li incatena a lei e da cui nessuno è sfuggito.neanche il vento d'africa del mare vicino ci è mai riuscito.e la madre è,allo stesso tempo, il male che si ha dentro.il sangue vivo.donato,uno dei protagonisti,cerca di dimenarsi tra le grinfie delle sue radici,tra malefiche note del lutto paterno,tra la desolazione della calura estiva,ma,come un topo in gabbia,come tutti noi "pizzicati",è destinato a soccombere difronte alla terra ipnotizzante del sud. la vera catarsi,dunque,può essere solo abbandonarsi al suo flusso,che è lo stesso della vita,attraverso la musica,la danza,il cosiddetto "ballo di san vito",ballo di dolore,di ribellione,di e-stasi,atto di adesione completa alle forze ancestrali della natura dell'uomo.
Menai le razze e lu cielu tuccai
ma pijare le stelle nu potei
Pensa, disse lu sule, mò ce ffai
nu 'sai ca brusciane li raggi mei
Vitti e nu vitti ahimé, pacciu restai
vitti lu cielu pintu e poi no 'cchiui
traduzione:
Alzai le braccia e il cielo toccai
ma pigliare le stelle non potei
Pensa, disse il sole, ora che fai
non sai che bruciano i raggi miei
Vidi e non vidi ahimé, pazzo restai
vidi il cielo dipinto e poi niente più.
credo che questo abbia provato donato mentre il tamburello che suonava per la prima,ma forse ultima,volta era grondante del sangue vivo delle sue mani.mentre suonava per il sangue,ancora per poco,vivo del fratello.
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