Regia di Pierre Jolivet vedi scheda film
Il titolo italiano cita Totò, quello originale (“Ma petite entreprise”) potrebbe essere tradotto in brianzolo “la fabbrichètta”, con la “e” molto aperta. Ma non è un apologo berlusconiano in lode della piccola impresa. Pierre Jolivet, regista francese che si ritaglia un cameo alla Hitchcock nel ruolo di una guardia di finanza, rende semmai omaggio ai “Soliti ignoti” mettendo in scena una sgangherata combriccola di truffatori. Lindon è Ivan, falegname separato dalla moglie che vive con un insegnante di origine africana. Quando l’azienda va a fuoco, scopre che il suo assicuratore Maxime (Berléand, bravissimo) l’ha fregato e lo costringe ad aiutarlo per imbrogliare, a sua volta, la compagnia: il contributo del marocchino e del figlio di Ivan, genietto dei computer, sarà decisivo. Sullo sfondo c’è una banlieue parigina invernale e acida: siamo dalle parti di Versailles, ma nulla di regale percorre le vite dei personaggi. Il tono del film è ilare e disperato: “La truffa degli onesti” è una commedia in cui nessuno è onesto, e la battuta chiave è quella di Maxime, quando racconta alla sua vittima Ivan quanto sia complicato acquistare una dacia presso Mosca: «In Russia appena ti giri ti fregano. Io sono russo».
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta