Regia di James Ivory vedi scheda film
Il romanzo di Henry James è molto lungo, ma Ivory e la sua sceneggiatrice di fiducia Ruth Prawer Jhabvala sanno adattarlo in modo intelligente (a differenza dello scempio perpetrato dalla Campion e da Laura Jones con Ritratto di signora). Comincia con la separazione fra due amanti, un nobile italiano spiantato e una ragazza americana altrettanto povera, per motivi di interesse: lui deve unirsi in matrimonio con la figlia di un miliardario americano, il quale in seguito sposa la ragazza povera. I due ex amanti, così tornati in contatto, riprendono la loro tresca; ma lui comincia anche ad apprezzare le qualità umane della moglie e decide di non tradirla più. Alla fine il miliardario torna in America, con grave disappunto della consorte costretta a seguirlo. Come di consueto in James, l’interesse principale è rivolto ai rapporti fra personaggi delle due sponde dell’Atlantico: gli europei hanno la tradizione e le bellezze artistiche, gli americani il denaro e il potere (non a caso il miliardario è un collezionista d’arte). La sontuosità delle scenografie non soffoca le tensioni che si creano all’interno del quartetto e il gioco dei sentimenti è ben condotto, tra l’opportunismo un po’ perplesso di Jeremy Northam, la disarmante sincerità di Kate Beckinsale, il rampantismo di Uma Thurman e la felpata crudeltà di Nick Nolte. Ogni tanto Ivory fa un passo falso, ma in questo caso siamo all’altezza delle sue opere migliori: decisamente una bella sorpresa, viste le recensioni non entusiasmanti.
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