Regia di Hleb Papou vedi scheda film
Film scritto sulla scia di Acab di Sollima, ma con mezzi molto, molto più limitati. Queste ristrettezze sono all'origine dei maggiori pregi e difetti della pellicola. Un difetto forte è che la narrazione non appassiona, mancando tutte quelle spettacolarizzazioni e cura dei particolari che solo una produzione più ricca avrebbe potuto garantire. Il pregio è che tutto risulta molto più asciutto e concreto, a partire dalla recitazione, che manca di quelle inutili caratterizzazioni e forzature che spesso gli attori navigati decidono di imporre nell'interpretare ruoli così marcati e in un certo senso stereotipati; il cast, non di primo piano, fa il suo compitino, ma lo fa bene e in modo credibile. Ciò detto, il prodotto in sé vale, anche se non incide più di tanto, né lascia il segno in termini di originalità ed emotività. Un ultimo appunto, che non impatta sulla valutazione complessiva, riguarda il taglio narrativo, che separa un po' troppo nettamente il bene dal male, i buoni dai cattivi. E' una legittima scelta di chi scrive e di chi dirige, ma un tema così delicato potrebbe svilupparsi in modo più articolato, anche in una piccola produzione, anzi forse soprattutto in una piccola produzione, più libera da certe cautele e opportunismi. Ecco, riprendendo il paragone iniziale, questa complessità in Acab la si ritrova, per cui alla fine è difficile per lo spettatore schierarsi dall'una o dall'altra parte, perché chi sgombera esegue ordini e rischia, chi occupa lo fa per necessità ma comunque lede un diritto altrui e chi cede alla facile tentazione xenofoba è un miope sociale ma spesso subisce tutti i risvolti negativi delle povertà altrui.
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