Regia di Bonifacio Angius vedi scheda film
Il cinema di Bonifacio Angius sembra provenire dall’Est. Ostile, ostico, controcorrente, beckettiano, feroce e violento. Questi ultimi due aggettivi vanno declinati ai caratteri dei personaggi, sono gli abiti cuciti addosso a degli uomini che hanno smesso di vivere. Si sono votati all’autodistruzione con l’annientamento e l’abbrutimento. Sono quattro amici più un ospite (Riccardo, il fratello giovane di Piero) che fungerà da “becchino”, da angelo della morte che nell’”omelia” su Stefano dirà il giusto sul significato di tornare e respirare (sotto) terra. Egli eviterà a tre su quattro di essere accecati dalla luce del giorno, dal conformismo post sbornia. La droga è l’anestetico artificiale che dà un’altra pelle per non sentire le bruciature su quella naturale. Massimo è il più disperato e il meglio descritto con i suoi contorcimenti familiari. Stefano, chiuso e appartato, appare due volte in un flashback coazione a ripetere una condizione che lo ha portato al capolinea, primo a sparire. Piero insulta un corteo funebre ma è solo un lampo anticipatore. Andrea, una risata lo seppellirà.
I dialoghi sono un delirio di frasi che alternano il nonsense con il ragionamento profondo, per ribadire il concetto di incoerenza della razza umana. La risposta alle loro delusioni è sotto gli occhi dello spettatore, osservatore privilegiato di un piccolo mondo in disfacimento di sentimenti e umanità.
Lo stile di Angius, sempre più sicuro dei propri mezzi espressivi, si rivela tagliente e alienato rispetto a qualsiasi altro autore di riferimento. Vuoi che sia Cassavetes, Bunuel, Ferreri, Abel Ferrara o Fliegauf. La recitazione, monocorde e alterata dall’uso di stupefacenti, è notevole. Riuscito l’utilizzo grottesco - drammatico dei f.lli Manca, duo comico di vaglia. Le musiche diegetiche e rielaborate da Giovanni Frassetto e lo stesso regista sono ottime e adeguate al contesto. “I Giganti” è un gioiello troppo stretto per stare dentro gli angusti confini sardi. Infatti, ha trovato la sua strada all’estero e, nel solco degli autori di nicchia europei, può esservi inserito a tutti gli effetti.
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