Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Come è noto, i dentisti sono secondi per impopolarità solo agli agenti delle tasse. Il coraggio di fare un film incentrato su deformazioni dentarie e su continui interventi nell’area gengivale è certamente notevole. Se poi si aggiunge che Gabriele Salvatores ha concepito “Denti” (sceneggiato dallo stesso Salvatores dal libro omonimo di Domenico Starnone) come un film sperimentale, coadiuvato in questo dall’ottimo lavoro di Italo Petriccione (fotografia) e di Massimo Fiocchi (montaggio), possiamo dire che Salvatores è oggi uno dei registi italiani con maggior coraggio di osare, anche paragonato a quelli che, insieme a lui, hanno affrontato il Concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia. In “Denti” Sergio Rubini è un insegnante afflitto fin dall’infanzia da una dentatura abnorme e da un fantasma materno (Anouk Grinberg) che continua a complicare i suoi rapporti con l’altro sesso, in particolare con Mara di cui è gelosissimo. Risolvendo i problemi dentari risolverà una volta per tutte anche quelli personali; anche se per fare questo dovrà passare dalle mani di Paolo Villaggio, più simile a un orco che a un odontoiatra, potendo poi festeggiare la liberazione con i Procol Harum.
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