Regia di Massimo Ceccherini vedi scheda film
Tra Celentano e Pinocchio, passando per il primo Benigni e il Cubismo versante “cubista”: Massimo Ceccherini - regista e interprete - vale più di quanto egli stesso voglia dimostrare. Già con la sua opera prima, “Lucignolo”, era andato oltre il cabarettismo alla Pieraccioni, ma la “timidezza autoriale” lo aveva un po’ frenato. Qui, a briglia sciolta in un vuoto creativo riempito di sdrucita follia, coglie vari bersagli, perdendosi in percorsi che a tratti rasentano una poetica genialoide. Basterebbe l’omaggio dedicato al padre imbianchino per raccomandare “Faccia di Picasso” (ma il titolo di lavorazione suonava più provocatorio: “Testa di Picasso”). Per chi lo ha seguito a teatro è una sorpresa relativa: Ceccherini è una delle pochissime maschere tragiche della scena italiana contemporanea e ha ragione lui quando, davanti alla targa romana che indica “via Federico Fellini”, afferma che il maestro di Rimini ne avrebbe approfittato, eccome. Storia di un film che si deve fare e che si compie lungo un tragitto inframmezzato di citazioni (da “Lo squalo” a “Rocky IV”) e riflessioni sulla tristezza del nostro cinema, l’operina buffa diverte e fa divertire un pubblico (oltre due miliardi il primo weekend), una volta tanto non rincretinito dalla commediaccia collegiale americana.
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