Regia di Massimo Ceccherini vedi scheda film
"E si scherza, ven via...!"
In fondo, la sbracata toscanità la potremmo riassumere con questa frase pronunciata nel film da Ceccherini. Ma Faccia di Picasso, sorprendentemente, non è un lavoretto vacuo e sempliciotto, contenuto e piacione come un film di Pieraccioni; Ceccherini, nonostante sia irrimediabilmente rozzo per carattere e tecnica, ha un discreto talento autoriale e, se non è frenato da nessuno ed è invece aiutato dall'amico più compassato Alessandro Paci, è capace di sfoderare idee ottime.
Faccia di Picasso inizia con l'Odissea di un Massimo Ceccherini costretto da un produttore idiota e puttaniere a girare un film "con le gag, con la fiha, con la Spagna" (bonaria frecciatina all'amico Pieraccioni col suo Il ciclone?), quando lui invece vorrebbe sbizzarrirsi in brevi omaggi cinematografici da assemblare l'un con l'altro. Fra omaggi parodici e trash, come quelli a Lo squalo, L'esorcista, Il silenzio degli innocenti, Rocky IV e quello magistrale su Stanlio e Ollio, Ceccherini inserisce fugaci ma ottimi momenti (semi)seri e autobiografici, come l'omaggio al padre imbianchino e quello a se stesso, in cui mette a nudo la sua genuinità e l'impossibilità per il proprio carattere da bambinone di metter su famiglia con una ragazza seria.
Con quella sua faccia buffa, dai lineamenti asimettrici, picassiana come dice lui nel film, Ceccherini si trasforma continuamente da comico grullo a malinconica testa pensante ed è, logicamente, proprio quest'ultimo aspetto a far ricredere sul suo conto e a fare di Faccia di Picasso una sorpresa in positivo.
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