Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Visto ad oltre 30 anni dalla sua uscita nelle sale, l'ultimo film del Pasolini regista è faticosamente distinguibile da una qualunque moderna pellicola porno feticista di amatoriale livello. Le metaforiche allusioni ad una società contemporanea dedita alla completamenta mercificazione dell'individuo divengono facili pretesti per mostrare con occhio compiaciuto ogni sorta di perversione e violenza gratuita. Lo scontato pessimismo dell'autore, enfatizzato dai toni grotteschi della narrazione, da un deviante perseguimento del libero arbitrio e ad una deumanizzazione esasperata, non riesce a rapportare l'opera ad un contesto compiuto nè a ad affondare veri colpi bassi in maniera credibile ad una qualsivoglia entità sociale. L'attacco al potere e ad ogni forma di sopraffazione, debole e generalista, finisce con il somigliare molto più una ribellione maldestra alle regole dell'etica e alle convenzioni morali. Il film che ha una nutrita schiera di sostenitori, anche tra i critici, è divenuto un (s)cult soprattutto per via della sua ostentata volgarità e truculenza. Voto: 3
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