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L'estate passata

Regia di Ozan Açiktan vedi scheda film

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La recensione su L'estate passata

di Furetto60
7 stelle

Buon film, tra dramma sentimentale e racconto di formazione. Non originale, ma ben fatto

Siamo in Turchia nel 1997, il sedicenne Deniz si reca in villeggiatura nella casa estiva, come di solito con la sua famiglia: i genitori e la sorella maggiore Ebru ; ormai ha 16 anni e oltre a coltivare la sua passione per il nuoto, comincia a provare le prime pulsioni sessuali. Tutti gli abituali amici del mare, constatano con ammirazione il profondo cambiamento, non è più un ragazzo, ma un giovane. Al centro delle sue attenzioni c’è Asli, un’amica di sua sorella, un po’ più grande di lui, della quale è da sempre innamorato. Ogni cosa fatta con lei, diventa speciale: l’aspetta per andare sulla spiaggia, per progettare i pomeriggi e soprattutto le serate.  Ma c’è una chiara asimmetria dei sentimenti tra i due; Asli, come la risacca marina, lo spinge e sospinge, ma anche lo respinge. Come da copione tipico, gioca maliziosamente con il desiderio di lui, si fa corteggiare, per poi cadere dalle nuvole, fa l’amica, o la sorella maggiore, poi la confidente e poi quando sembra che stia per ricambiare, compie una bella sterzata, come solo le ragazze a quell’età riescono a fare, coinvolge un terzo incomodo, Burak, uno dei ragazzi più contesi del quartiere, con il quale fa l’amore al chiaro di luna, davanti ad un incredulo Deniz,  che soffre, ma talmente tanto, che alla prima occasione lo prende a pugni. Quando finalmente Aslii sta per concedersi, lui la respinge, dicendole: “preferisco ricordarti cosi” Deniz è il protagonista di questo romanzo di formazione, un “coming of age” che si fa anche dramma sentimentale, perché a quell’età ci si innamora perdutamente e spessissimo, fino a perdere il contatto con la realtà. Racconto semplice e universale sull’incanto e la suggestione di questa stagione, che soprattutto per i più giovani, ha un’atmosfera sospesa e magica: gli strepiti festosi e le risate in piscina, la musica nei locali, i gavettoni, tutto a vantaggio di un clima di euforica attesa, amori impossibili, primi palpiti, sguardi corrisposti, gelosie dolorose e delusioni. Il film ha un linguaggio familiare, perché è capitato un po' a tutti noi di vivere le tempeste ormonali di Deniz, che resta a dormire al sole scottandosi, che si taglia il piede sulle rocce, che soffre le pene d’amore, ma quale amore? Sulla sua pelle impara che la vita sentimentale non ha solo rose, ma anche spine; “Com’era l’acqua? Bella, solo un po’ agitata”risponde cosi a chi gli chiede della giornata, frase che racchiude una bella metafora della gioventù, periodo ricco di emozioni, movimentato, unico, turbolento,  straordinario, pieno di occasioni, aperto al desiderio e in cui a tratti pare che tutto sia possibile, ma anche talvolta doloroso; un ottovolante di trepidazioni e sensazioni, tra sorrisi e lacrime, pugni e baci, abbracci e litigi; quella strana sensazione che nulla accada, quando invece tutto sta accadendo. I dialoghi sono quelli comuni, gli sguardi, i gesti, i piccoli movimenti, sono specchio di sentimenti contrastanti. L'apparente monotonia delle giornate connota l’opera di un senso di realismo, sprazzi di vita e di esistenze normali. “L’estate passata” non è esente da difetti e pecca di qualche ingenuità, nonché di qualche “impasse” nella sceneggiatura, ma ciò non sminuisce la sua discreta carica emotiva. Tutto è molto lento, perché le giornate estive hanno questa cadenza monotona, quasi uno stanco andare delle cose, delle giornate, sempre uguali a sé stesse apparentemente, in contraltare con ciò che succede dentro, nel cuore e nella mente. Film che a tratti sa di già visto, ma che con leggerezza ci fa sentire, provare ciò che abbiamo tutti provato, chi più chi meno, con un cast di attori giovani che fanno i giovani, il regista scrive una normale estate di uno o una qualunque di noi.

 

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