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Occhiali neri

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Occhiali neri

di Furetto60
5 stelle

Ultimo film di Dario Argento. Discreta la fotografia, buona la prova della Pastorelli, ma il thriller è fiacco e povero di idee.

Nell’incipit, Diana, alias Ilenia Pastorelli, uscendo di casa, alza gli occhi al cielo, inforcando degli occhiali scuri e assiste insieme alla gente sui balconi, ad una inusuale eclissi di sole, che fa precipitare la città di Roma, teatro della storia, in un inquietante e simbolico buio. A seguire, è già notte, un’escort lascia la camera d’albergo, dopo essersi congedata da un cliente e si avvia lungo una strada buia. Pochi passi e viene aggredita con un laccio che le recide la gola, facendo zampillare il sangue tutt’attorno fino a farla morire; lei è solo una delle tante vittime del serial killer di prostitute. Costui, secondo alcune ricostruzioni giudiziarie, sarebbe un uomo massiccio che agisce muovendosi su di un furgone bianco. Mentre la polizia dà la caccia al “maniaco ”  con esiti infruttuosi, Diana dopo la succitata eclissi, tristemente premonitrice, diviene bersaglio e preda del killer; dopo essergli sfuggita, una prima volta, viene poi inseguita col furgone e tamponata e a sua volta si schianta contro un’altra auto di passaggio; Il bilancio del tragico incidente è terribile: Diana perde la vista  e una famiglia cinese muore sul colpo, solo il figlio Chin di 10 anni, miracolosamente ne esce incolume; la donna si ritrova a vivere nella condizione di sopravvissuta continuamente braccata e, per di più con un “impairment “non da poco. Prova a riprendere la vita di sempre, ma è in grossa difficoltà, affiancata e sostenuta da Rita, alias  Asia Argento, una specialista che impartisce istruzioni ai non vedenti, per abituarli alla men peggio, alla nuova condizione e dal piccolo Chin, che ha quasi adottato. La presenza di un adulto cieco affiancato da un bambino, non può non richiamare alla mente, l’enigmista Karl Malden de Il gatto a nove code dello stesso Dario Argento, del 1971, ma mentre in quella storia, la cecità del protagonista pur essendo  un grave handicap, non impediva, anzi amplificava il suo fiuto investigativo, in Occhiali neri Diana  divenuta cieca, è completamente in balia degli eventi, perseguitata, vive con estremo disagio la situazione in cui versa e non riesce ad imbastire alcun tipo di indagine; assistita da Chin e con l’aiuto di Nerea, Il cane lupo guida, che le è stato assegnato, non fa altro che scappare, per  sfuggire al killer, che vuole terminare il lavoro rimasto incompiuto; in questa caccia sono rintracciabili alcune, poche, scene di tensione. Il ritorno al cinema dopo dieci anni, dell’ormai ottuagenario Dario Argento, con questo lavoro, presentato fuori concorso all’ultima Berlinale, atteso e salutato con grande entusiasmo dai suoi tanti fans, è decisamente deludente; “Occhiali Neri “è un film tipicamente Argentiano, ma inteso nell’accezione riduttiva; si pensi alla artigianalità della messinscena; pur girato solo pochi mesi fa,  sembra appartenere al filone dei “noir” d’annata; le tecniche di ripresa, il modo di dirigere gli attori, di confezionare le scene, sono quantomai "vintage" questo aspetto, per quanto anacronistico,  potrebbe essere anche accettabile e interessante, ma ciò  che invece penalizza fortemente il prodotto cinematografico, è l’assoluta incoerenza di una sceneggiatura raffazzonata, in cui manca un minimo di verosimiglianza, le psicologie dei personaggi sono appena abbozzate, i dialoghi evanescenti, quando non addirittura grotteschi,  la scrittura svogliata, il pathos latita, il risvolto giallo fuori fuoco; sono così pochi i personaggi che incontriamo, che arrivare a individuare il serial killer è cosa sgradevolmente scontata. Il regista, per questa “rentrée” sottotono, ha ripreso in mano una sceneggiatura scritta molti anni fa a quattro mani con Franco Ferrini, rimasta chiusa per tanti anni in un cassetto, riesumata e “ripassata” da Dario durante il lockdown; forse doveva lasciarla dov’era. Sono un ammiratore di Dario Argento e sono persuaso, che ha introdotto mezzo secolo fa, un “modus operandi” nell’ambito del cinema “crime” assolutamente rivoluzionario, ha reinventato il giallo psicologico, mutuando le tecniche di ripresa dal suo maestro dichiarato Hitchcock, ha firmato  capolavori memorabili, rimasti nell’immaginario di cinefili e non. Dunque mi piange il cuore a parlare male di quest’ultimo film del maestro indiscusso del brivido; tuttavia non si può vivere di rendita per tutta la vita e la stella di Argento si è spenta molto tempo fa, purtroppo. In definitiva, spiace dirlo, ma nonostante una buona fotografia, pochi effetti speciali riusciti, un discreto prologo, qualche autocitazione e qualche guizzo d’autore qua e là e una Pastorelli in parte, “Occhiali neri “è veramente povero di idee; un film modesto, in cui si può salvare qualcosa solo volendo trovare a tutti costi il modo per omaggiare quello che resta, in ogni caso, un cineasta geniale

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