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Hold Me Back

Regia di Akiko Ohku vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Hold Me Back

di alan smithee
6 stelle

locandina

Hold Me Back (2021): locandina

CINEMA OLTRECONFINE
Una giovane donna di nome Mitsuko, che vive in una Tokyo troppo grande per non risultarle ostile, costringe la stessa a superare questa sensazione spiacevole attraverso la creazione di un proprio microcosmo in cui vivere come un pesce protetto dentro un acquario.
Attraverso un assistente mentale di propria invenzione, che soprannomina lapidariamente con nome sintetivo di A, la giovane discute interiormente come stesse dialogando con una vera persona.
Quando però Mitsuko conosce un giovane non meno timido di lei, e si troverà tentata a chiedere consiglio a quel suo io interiore, la ragazza si accorgerà che il suo io interloquiente affronterà questa novità ostentando ostilità e diffidenza, quasi temesse che quella nuova frequentazione dovesse per forza escludere il suo stesso esistere.
Dedicandosi a nuovi interessi e stimoli come la cucina tradizionale del suo paese, specializzandosi, non senza difficoltà iniziali, nella preparazione di piatti fritti secondo l'antica arte della tempura nipponica, Mitsuko cercherà di fare breccia sul ragazzo, anche a costo di rinunciare a quella sua ideale compagna e suggetistrice interiore.
Il nuovo film della regista Akiko Ohku, presentato per la prima volta in Europa al FEFF 2021 ed attualmente nelle sale francesi col titolo di Tempura, scava a fondo tra i pensieri e i turbamenti di questa complessa e sottilmente tormentata Mitsuko, che viaggia (anche in Italia, a Roma), si muove attraverso una metropoli che ammira, ma che la inquieta, e per questo cerca rifugio in un ambiente circoscritto, dedicandosi ad interessi che non la facciano pensare di essere solo un granello all'interno di una cava di sabbia senza confini.
Dopo l'incespicante ma curioso My sweet grappa remedies, visto al FEFF dell'anno precedente, il nuovo film della interessante regista giapponese, si aggrappa ad altre tradizioni antiche dell'arte culinaria giapponese.
Akiko Phku gira un film che sprizza brio e naturalezza già dal taglio sciolto e libero delle riprese, per concentrarsi su una introspezione interiore che si rivela assai scandagliata e sottile, senza mai risultare pesante o tediosamente melodrammatica.
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