Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
1848, mentre a Parigi la Repubblica conduce vita incerta, in un’isoletta francese del Canada Neel Auguste in stato di ubriachezza uccide un vecchio. Reo confesso, è condannato a morte, ma la ghigliottina (la “vedova”, in gergo) non arriva. La moglie del capitano della guarnigione scorge in lui i segni della bontà e lo “adotta”. Neel Auguste si integra nella comunità compiendo addirittura delle azioni eroiche, ma scatenando l’odio dei notabili. Quando la ghigliottina arriva, è un triste giorno per tutta la popolazione, ma in particolare per il capitano, che deve ordinare l’esecuzione. Leconte, rispetto ai suoi ultimi film, recupera un po’ di compattezza narrativa, e pare muoversi sulle orme di Truffaut (tra “Adele H.” e il “Ragazzo selvaggio”). Ma le soluzioni narrative sono scontate, i dialoghi incerti fra tragedia e ironia; non c’è mai un momento di abbandono, di delirio, di vero mélo. Curioso Kusturica attore, che mette impegno in un ruolo “alla Depardieu”. Ma l’unica con qualche fremito davvero ottocentesco, quasi bovaristico, è Juliette Binoche.
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