Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
La morte improvvisa, drammatica, scioccante - causa suicidio - del fratello gemello di Marco Bellocchio, ovvero il bel Camillo, avvenuta a ventinove anni per strangolamento, è evidentemente e comprensibilmente un cruccio di cui il regista, i suoi fratelli e gli altri membri della sua numerosa famiglia piacentina, che già sono apparsi in alcuni suoi film più intimi e personali (penso a Sorelle e Sorelle mai, in particolare), non riescono a capacitarsi dopo oltre cinquant'anni dal luttuoso e doloroso evento.
Un sentimento di tristezza, di immutata incredulità e di ancor vivo senso di colpa che, pur affrontato con la lucidità che accompagna la pacatezza e la razionalità che da sempre caratterizza e descrive il grande regista, e che fa parte anche dello stile di vita della sua numerosa famiglia borghese, si trasforma in una ricerca che il cineasta di Bobbio improvvisa, con garbo e delicatezza, nel corso di un raduno natalizio che ha consentito a tutta la numerosa famiglia di ritrovarsi unita, ancora coesa, e proprio per questo ancora dolorosamente afflitta da quel gesto estremo.
Il film documentario ripercorre l'infanzia dei gemelli nati poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l'infanzia da sfollati, il ritorno a Piacenza in una grande casa di famiglia ove i due fratellini vengono separati e Camillo posto a condividere la stanza col fratello più grande, un po' balordo ed urlatore.
I ricordi di famiglia si alternano a celebri pellicole del regista, divenuto famoso tre anni prima di quel tragico 1968 col film I pugni in tasca.
Ne esce fuori un piccolo, prezioso documentario sul rimorso, sul tentativo tardivo e di fatto piuttosto inutile, ma rassicurante, di comprendere le ragioni di un gesto disperato, analizzando a posteriori i dettagli di una angoscia allora troppo superficialmente sottovalutata, se non completamente travisata, che ha poi indotto la vittima all'estremo gesto.
Il gemello famoso, quello realizzato ancor più degli altri non meno posizionati e numerosi fratelli Bellocchio, che sintetizza con dignità il suo senso di colpa, ostentando dignità e pacatezza, senza fuorvianti struggimenti peraltro così fuori luogo rispetto al proprio carattere di uomo pacato e riservato, che tuttavia manifesta l'esigenza di non sottrarsi, lui per primo, fratello tra i fratelli in quanto gemello, ad una responsabilità morale che resta certamente viva, imminente, bruciante all'interno di una propria coscienza di uomo civile, fratello e genitore. Un film toccante, vibrante, genuino.
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