Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Un documentario in cui c'è molta autobiografia per Marco Bellocchio, uno dei nostri registi più eclettici e ribelli, tornato alla ribalta in questi giorni per la presentazione fuori concorso a Cannes di "Marx può aspettare" e l'assegnazione della Palma d'oro alla carriera, a mio parere meritata. Il film in questione è una sorta di inchiesta sulla figura del fratello gemello Camillo, morto suicida nel 1968, a meno di trent'anni di età; una tragedia familiare per cui il regista emiliano continua a provare evidenti sensi di colpa e a cui cerca di dare un senso in quest'opera, basata principalmente su interviste e conversazioni con i suoi fratelli ancora in vita e la sorella di una fidanzata di Camillo. L'opera accoglie motivi di estremo interesse soprattutto per chi conosce bene il cinema di Bellocchio, e sono numerosi i rimandi intertestuali che il regista semina qua e là, inserendo anche sequenze di alcuni film che acquistano un senso più profondo in virtù degli elementi autobiografici che lo spettatore poteva anche non conoscere (ad esempio il personaggio malato di mente in "L'ora di religione", modellato su suo fratello Paolo, di cui Bellocchio ripropone la sconvolgente scena della bestemmia, che padre Virgilio Fantuzzi legge come un disperato grido di aiuto di fronte alla divinità da parte di Marco, da sempre dichiaratosi ateo). Numerosi i momenti toccanti, basati su rievocazioni estremamente sentite da parte dei familiari: un cinema personale e al tempo stesso una ricognizione generazionale per nulla assolutoria, dove Bellocchio scava nelle radici del malessere familiare che fu alla base della depressione di Camillo. Formalmente "Marx può aspettare" si avvale di un ottimo lavoro sui materiali d'archivio, sicuramente più creativo rispetto a quello che si vede nella maggior parte dei documentari attuali, spesso banalmente didascalici, ed è ben risolto il parallelismo fra la storia dei due gemelli negli anni dell'infanzia e adolescenza e la Storia del Paese negli anni del conflitto mondiale e nell'immediato Dopoguerra. Per essere una storia così privata, "Marx può aspettare" riesce a toccare corde universali e meriterebbe una visione da parte di un pubblico non soltanto di nicchia.
Voto 8/10
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