Regia di Hsing Lee vedi scheda film
Che film. Execution in Autumn – già il titolo incute una certa funerea riverenza – è un film in costume del 1972 diretto da Lee Hsing, restaurato in tutta la sua folgorante bellezza dal Taiwan Film and Audiovisual Institute.
Ambientato nella Taiwan rurale, e aperto dalla cruenta scena di alcuni uomini condotti come bestie al patibolo, con la gogna al collo, il film racconta la storia di uomo, Pei Gang, il quale conduce una vita dissoluta, viziato dalla ricca nonna, prigioniero di una balorda attitudine e di un orgoglio smisurato. Resosi reo di un brutale omicidio plurimo, narrato in un flasback duro e crudo - tra cui l'uccisione gratuita e vigliacca di una prostituta che lo accusava di essere il padre del bambino che la stessa portava in grembo - viene infine condannato a morte.
La personalità debordante, anche in senso assai ottuso, emerge al processo quando, anziché invocare facili soluzioni (la legittima difesa) rivendica superbo le sue vili azioni, credendo presuntuosamente di essere nel giusto. Imprigionato durante l’inverno, dovrà attendere la sua esecuzione nel successivo autunno, periodo dedicato per decisione governativa al compimento di tali condanne.
Il carcere, guidato da una vecchia, ieratica guardia, saggia ed esperta di arti marziali, diviene unità di luogo, di azione nonché cuore di tenebra del film, pulsante e vibrante, vivo; una sorta di limbo/purgatorio che nello scorrere inesorabile delle stagioni («l’estate non è mai stata tanto veloce») - visibili sia sul paino estetico che su quello interiore e spirituale - si interroga sulla natura della condizione umana, sulle contraddizioni e le casualità che ne disciplinano l’esistenza, sui principi della morale, della fede, della colpa, sull’accettazione di sé e del tragitto del proprio animo.
Per mezzo delle interazioni con le altre figure in campo – la anziana nonna risoluta, dominata dai sensi di colpa per non aver saputo educare il nipote e che cerca in tutti modi, leciti e meno, di farlo liberare; l'intransigente carceriere che intravede in lui il figlio sciagurato venuto a mancare anni prima; la neo-moglie, un'orfana accolta in casa con la quale è cresciuto, sposata in prigione per permettere la prosecuzione della dinastia di famiglia; il colto compagno incarcerato che detta/enuncia i cardini del pensiero – in Pei Gang la maturazione e l’evoluzione sono un doloroso processo naturale, la conseguenza tanto della risoluzione di conflitti interiori laceranti quanto di una consapevolezza delle proprie azioni, l'accettazione di un destino che dovrà avere giusto epilogo.
Rappresentazione austera, severa, di atmosfere dense (ma mai pesanti) e fotografia vivida, abbacinante, di profondità di campo e aperture della mdp a circoscrivere orizzontalmente scene e contesti (ne è paradigma il finale), di inneschi sonori e musicali brucianti, di prove attoriali intense e gravi, di linguaggio sì solenne ma anche armonioso, esemplare nella architettura e strutturazione di un complesso coeso di riflessioni, filosofiche e morali.
Presentato alla ventitreesima edizione del Far East Film Festival, Execution in Autumn, misconosciuto ai più, è opera preziosa che merita senz'altro il recupero.
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