Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
La disgrazia complementare al piacere masochistico fine a se stessa. Ecco le prime parole che mi vengono in mente per l'ultima prova registica della Archibugi. Il film? Una nenia mortale sulle disavventure, volute e non, del pio protagonista Marco Carrera, benestante borghese toscano afflitto fin dalla tenera età da malinconia cronica. Gli ingredienti per una soap opera melassa e depressa sono troppi e delle volte “ultradimensionali”. La sfumatura registica più esecrabile e fastidiosa comprende, sfortunatamente, una struttura di trama piuttosto ingarbugliata che alterna passato e presente. Neanche fosse l'ultimo capolavoro fotocatalitico (neon anti zanzare), del più pirotecnico Nolan.. e su questa particolare tendenza ritengo giusto rassegnarmi ormai.. Sembra infatti sempre più comune raccontare il nulla, all'interno di una architettata regia non lineare ma complessa/confusa anche in quei film che potrebbero benissimo farne a meno. Tali traumatiche vicende vengono sviscerate in maniera distorta dall'infanzia alla morte. Tradimenti coniugali più assurdi, decessi inaspettati di familiari o persone care e tragedie greche di ogni sorta, sono descritti con metodico stile tipico delle telenovele più datate. Questi contenuti noiosi vengono accompagnati da un ritmo dalla fruibilità piuttosto blanda. Unico piccolo(lissimo) punto di forza è il cast corposo quanto sprecato, capitanato dal protagonista Pierfrancesco Favino che sa integrarsi "benino" nel drammatico "hipe" della storia. La palma d'oro in negativo spetta ovviamente all'inadeguato Nanni Moretti qui nel ruolo di uno psicoterapeuta dal modo di comunicare eccentrico.. Altri nomi illustri del cinema italiano sono: kasia Smutniak, Laura Morante, Massimo Ceccherini, Pietro Ragusa, Sergio Albelli, Benedetta Porcaroli, Valeria Cavalli etc. Film tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi.
Brutto, superfluo.
2-1/10
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