Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
Partiamo dal presupposto che ho letto tempo fa il libro di Veronesi e che lo reputo uno dei più belli degli ultimi anni .
E ha conquistato il premio Strega . E mi sono resa conto che era difficile se non impossibile, fare una trasposizione chiara per via delle sovrapposizioni temporali .
Il protagonista Marco Carrera vive diverse epoche della sua vita rincorrendo Luisa, un amore di gioventù . Si parte dall incontro con lo psichiatra della moglie, che avrà un ruolo centrale nella sua vita adulta e che lo lo stimolerà a fare i conti con sé stesso . Carradori lo proteggerà dagli urti di una vita amara e sempre piena di imprevisti , ma donandogli sempre la forza e l'illusione di un futuro diverso. Da lì il racconto prende vita elencando i fatti salienti di un uomo ostaggio del caso, delle coincidenze, dei segni , che è come il colibrì: si muove pur restando fermo , ossia ha quella qualità di resistere ai traumi e alle sofferenze.
Cambia di continuo in base agli eventi e si adatta per non impazzire .
Favino risulta ottimo, (ma quella inflessione toscana non è necessaria) riesce a mettere anima a un personaggio che ha mille sfaccettature. La Morante che interpreta la madre è un vulcano, mentre le donne di Marco risultano o sopra le righe o opache. Un film da vedere, infischiandosene dei tanti difetti che forse sono quelli lo faranno amare .
Il finale è commovente, ma io lo avrei lasciato più sfumato . Gli do' un voto alto proprio per la difficoltà della impresa.
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