Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 17 - GRAND PUBLIC - FILM DI APERTURA
Francesca Archibugi apre la kermesse romana con la trasposizione del romanzo Premio Strega di Giovanni Veronesi intitolato Il Colibrì, contando su un adattamento a sei mani da parte della stessa regista, assieme a Laura Paolucci e Francesco Piccolo.
Al centro della storia di vita, la figura sacrificale e superstite del medico Marco Carrera, definito dalla madre "il colibrì" per il suo fisico minuto, divenuto poi possente grazie a poco avveduti metodi di integrazione ricevuti da ricette paterne.
In un via vai temporale gestito invero in modo piuttosto fluido che ci trasporta dalle vacanze al mare nei '70 ad un futuro imminente, seguiamo le vicissitudini amorose e le disgrazie che sfiorano la vita di un uomo perennemente innamorato platonicamente di una vicina di casa francese dell'abitazione al mare, finito per sposare un'altra donna e a combattere le saette che lo sfiorano portandosi via conoscenti e persone che da una parte vanno a formare l'insieme dei propri affetti, e anche l'origine delle proprie nevrosi.
Il colibrì, nonostante il cast imponente e la sceneggiatura accurata nei dettagli, soffre delle stesse accozzaglie narrative inverosimili e spesso stucchevoli che affliggono l'opera narrativa di Veronesi, che si butta stavolta a capofitto in una sfida tra destino infausto e determinazione a resistere, tratteggiando i lineamenti confusi di un protagonista che pare il protagonista di un "fatal destination" in chiave soap, e tutto italico.
A discapito di ciò, Nanni Moretti nel ruolo dello psicoanalista della moglie, dà vita ad un ruolo imbarazzante e scult in cui il celebre regista mima i tic di un Michele Apicella fuori tempo massimo, oltre che fuori luogo.
Da un romanzo sovradimensionato, ne deriva un film sbagliato e snervante, in cui attori come l'Asia Smutniak e Bérénice Bejo, Laura Morante e Sergio Abelli non riescono a delinearsi in personaggi che meritano attenzione.
Marco Mengoni invece reinterpreta con passione e feeling la bella canzone di Sergio Endrigo, Caro amore lontanissimo, che accompagna i titoli di coda che chiudono una storia estenuante.
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