Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
A 35 anni un pianista scopre di avere una malattia gravissima, che presto lo condurrà alla tomba. Si scatena perciò in una serie di omicidi apparentemente insensati, ma collegati da un particolare per lui fondamentale.
Un film molto comune. Confezionato in maniera ordinata, ma ben poco sorprendente: il solito thriller in salsa argentiana, con particolari bizzarri (l'arma del delitto) e tinte fosche, nella sceneggiatura (Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino) come nella fotografia (Giorgio Di Battista). Deodato dirige con sufficiente cura, eseguendo il dovuto ma senza lasciare più di tanto il segno (anche le scene degli omicidi non impressionano granchè, anzi); l'unica novità per lui è il budget dignitosissimo, che gli permette di disporre di mezzi discreti e di un cast in cui spiccano persino volti internazionali. L'inglese Michael York è infatti il protagonista e non delude, così come può dirsi di Donald Pleasence, l'altro nome straniero di spicco; la terza presenza rilevante è tutta nostrana, invece: trattasi di Edwige Fenech, che nel trio è però l'elemento debole. Altri interpreti: Fabio Sartor, Antonella Ponziani, Mapi Galan, Giovanni Lombardo Radice, con un ruolo minore riservato a Caterina Boratto. La stagione del cinema 'di genere' volge ormai al termine e per Deodato da qui in avanti si diradano le regie; si riciclerà però lavorando per la televisione. 3,5/10.
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