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Întregalde

Regia di Radu Muntean vedi scheda film

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La recensione su Întregalde

di Peppe Comune
8 stelle

Come accade ogni anno in prossimità delle feste di Natale, da Bucarest partono dei gruppi di volontari con lo scopo di portare nelle zone più povere della Romania beni di prima necessità. Tra questi ci sono Maria (Maria Popistasu), Dan (Alex Bogdan) e Ilinca (Ilona Brezoianu), che a bordo di un Suv si muovono nella zona boschiva della regione montuosa della Transilvania. La missione procede come da programma e i tre operatori umanitari non vedono l’ora di finire le consegne dei pacchi nei villaggi e tornare alla base operativa dove li aspetta una cena succulenta a base di carne di maiale. Ma nei pressi del villaggio di Intregalde incontrano un vecchio solo ed infreddolito che dice di chiamarsi Kente (Luca Sabin). Deve dirigersi alla vecchia segheria che si trova poco lontano e gli chiede se possono dargli un passaggio.  Deviare il percorso significa prendere una strada diversa da quella che conoscono. Ma come lascia intendere la mappa, questa deviazione potrebbe fargli accorciare la strada e i tempi di percorrenza.  

 

Maria Popistasu, Alex Bogdan

Întregalde (2021): Maria Popistasu, Alex Bogdan

 

Il cinema romeno continua a regalarci film che riescono ad aprire squarci di riflessione sullo stato delle cose pur rimanendo ancorati alle poche cose che popolano la messinscena. Ciò che emerge spesso è una spiccata padronanza a fare del fuori campo un elemento importante della narrazione filmica, a dare a ciò che non si vede un’importanza non secondaria rispetto a ciò che si vede.  

Quanto detto è presente anche in Intregalde di Radu Muntean, un film, che attraverso il racconto di una missione umanitaria, penetra nelle viscere più  vergini della Transilvania, una regione che se da un lato si caratterizza per essere per lunghi tratti ai margini degli “abituali” scenari della civiltà, dall'altro lato sembra voler rappresentare quanto può esserci di ignoto in contesti territoriali che si crede di conoscere. 

La missione si impantana al cospetto dell’incontestabile indeterminatezza di un territorio che oltre la sua morfologia boschiva nasconde spaccati esistenziali che interrogano direttamente la coscienza di chi vi s’imbatte. “Intregalde” è infatti un film sullo smarrimento come frutto della deviazione dalla strada maestra e sulla strada maestra intesa in forma simbolica come la bussola che tiene legati alle coordinate consuete. I tre volontari della missione umanitaria svolgono i loro giri come sempre, lasciandosi guidare dal piano di lavoro che gli ricorda dove devono andare e da una mappa che gli indica come arrivarci. Gli basta poco per smarrirsi, e trasformare il percorso consolidato di una missione ordinaria in una esperienza che diventa straordinaria, non tanto perché avvengono chissà quali fatti inusuali, ma per le modalità del tutto incidentali con cui questi fatti avvengono. Modalità che, lungo tutta la durata del film, oscillano tra l'apparire come solo delle semplici bizzarrie, e l’assumere anche una veste alquanto sinistra. L’abilità di Radu Muntean sta proprio nell’agire di sottrazione, nel togliere, cioè, ogni elemento superfluo all’economia della narrazione piuttosto che correre il rischio che nell'accumularne in eccesso venisse a snaturarsi quella che a mio avviso è la forza portante del film : la sensazione maturata nei tre volontari di essere capitati in un mondo alla fine del mondo. 

Una strada "sconosciuta" nel bosco, un vecchio dalle fattezze equivoche, un'auto che si impantana nel fango e il buio che si avvicina. Tutti ingredienti che farebbero pensare ad un'escalation narrativa tinta di nero. Invece è la calma a farla da padrona, interrotta il giusto dalla nervosa constatazione dei tre volontari che dalla scelta di deviare dal percorso stabilito si sia compromessa la serenità a portata di mano.  

Prima ho fatto riferimento all’indeterminatezza del luogo che all’improvviso inizia ad apparire sinistramente sconosciuto a Maria, Dan e Ilinca. Un tratto caratterizzante di molto buon cinema rumeno è appunto il rapporto contrastato che molti cittadini hanno con un sistema paese per diversi aspetti ancora irrisolto. Con “Intregalde”, Radu Muntean lavora su questa traccia poetica lasciando emergere in maniera palpabile un progressivo allontanamento dal centro della loro missione con il relativo avvicinamento al cuore pulsante della questione : lo spaesamento fisico come condizione indotta della marginalità sociale. I tre operatori umanitari non si fanno mai prendere totalmente dal panico e neanche si trovano in qualche reale condizione di pericolo. Ma vivono l'attesa di potersi rimettere finalmente sulla retta via praticando la strana sensazione di riscoprirsi stranieri nelpaese che vivono e servono. 

Abbandonati dal Suv e dai telefoni satellitari, con il freddo che si fa sempre più pungente e la notte sempre più nera, quello spicchio di terra della Transilvania diventa per loro il palcoscenico dove si produce l'incontro-scontro tra due mondi, che solo formalmente si dicono appartenere allo stesso paese, perché nella sostanza sono divisi da una palese e profonda incomunicabilità. È il vecchio Kente, con la sua innocua inettitudine, a farsi da tramite involontario verso la scoperta di un territorio sconosciuto anche alle mappe stradali. Una sorta di Caronte che, nel mentre indirizza le scelte dei tre operatori umanitari, li induce a fare i conti con la mera superficialità della loro missione umanitaria. Entrare dentro e non rimanere sempre e solo lungo la “comodità” dei confini. Ecco, è questo spostamento dalle “solite” coordinate a consentire la conoscenza approfondita di un fenomeno sociale. È questo penetrare il cuore pulsante di un territorio a fornire una diversa percezione alle azioni in atto : alle buone intenzioni come agli umori che cambiano spesso e in fretta ; all'agiatezza di spirito che rende possibile l'aiuto disinteressato come all'isolamento da tutto e da tutti che non fa prescindere chi lo vive dal senso di abbandono. 

Nel finale del film, un campo medio cattura due Suv che penetrano la miserevole sobrietà di un piccolo villaggio. La chiusura appropriata di un film che vive soprattutto di sensazioni contrastanti. 

Altro buon film dell’ormai nutrita schiera delle gemme rumene. 

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