Regia di Tinto Brass vedi scheda film
Il primo film di Tinto Brass anticipa temi, luoghi e ossessioni del suo cinema futuro anni settanta e ottanta. Attraverso la figura del protagonista Bonifacio, un giovane disoccupato allergico al lavoro e al conformismo, Brass esplicita tutta la sua indole anarchica accompagnata da causticità, ironia e trasgressione.
Il protagonista vagabonda per Venezia alla ricerca di un lavoro ma preferisce sognare, fantasticare e soprattutto ricordare gli episodi più salienti della sua vita con una forte dose di sarcasmo (l’infanzia, i genitori, il militare, la ex ragazza etc.), poi fa visita a due vecchi amici finiti male ed ogni volta riaffiora il suo umorismo corrosivo e il suo disadattamento sociale. Vedendo questa simpatica e per l’epoca davvero irregolare opera prima ci si rende conto che il percorso cinematografico del regista di Torcello era segnato dal destino, infatti sono presenti temi quali “l’elogio della follia intesa come poesia del vivere” e generi come quello erotico che dopo la geniale doppia parentesi de LA MIA SIGNORA e IL DISCO VOLANTE (entrambi interpretati da Alberto Sordi e prodotti da Dino De Laurentiis) faranno parte attiva della sua filmografia in titoli fortunati e riusciti come DROPOUT e LA CHIAVE. Il protagonista è il godardiano Sady Rebbot e anche nello stile ci sono riverberi del maestro della “nouvelle vague”, nella parte dell’amico Kim c’è Franco “Kim” Arcalli, rivoluzionario montatore e prossimo sceneggiatore di Bernardo Bertolucci in ULTIMO TANGO A PARIGI e NOVECENTO. In CHI LAVORA E’ PERDUTO - manomesso e ribattezzato dalla censura con il titolo meno “scandaloso” IN CAPO AL MONDO - Brass oltre a firmare montaggio, regia e sceneggiatura (sarà una consuetudine) doppia con accento veneziano il bravo attore di teatro Tino Buazzelli.
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