Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Le cronache riportano che Alfred Hitchcock non puntava molto su questo film, mirando invece al successivo La Finestra sul Cortile (1954) e sempre che non mi sbagli, anche in interviste successive, diede sempre non troppa importanza a questo film che considerava troppo teatrale. Ora, i pareri dei registi sono ben accetti sulle loro opere, ma direi che in questo caso possiamo ampiamente fregarcene.
La storia è poca roba; un marito di nome Tony (Ray Milland), scopre che sua moglie Margot (Grace Kelly) lo tradisce con Mark, uno scrittore di gialli. Infuriato per la cosa, architetta un piano eccezionale per ucciderla, ricattando Swan, suo ex-compagno dedito ai furti e che si fa' mantenere da delle ricche signore. Non avendo scelta, Swan deve uccidere Margot, ma purtroppo per Tony, la realtà non và mai come la pianificazione umana vuole.
Nel Delitto Perfetto, il regista dimostra tutta la sua totale padronanza tecnica del mezzo, riuscendo a confezionare un capolavoro del cinema, tutto ambientato al 99% in un'unica stanza con 5 attori. Con sinuosi ma calcolati movimenti di macchina e scelta strategica delle inquadrature, il regista riesce a non far mai pesare allo spettatore l'origine teatrale dell'opera, grazie al posizionamento a bassa altezza della mdp la maggioranza delle volte, in modo da dare ampiezza ad un ambiente che altrimenti verrebbe percepito come claustrofobico e stretto. In questo è aiutato da una sceneggiatura di alto livello, che dosa bene la quantità dei dialoghi e costruisce le battute degli attori con il giusto tempismo nella pronuncia, in modo da evitare l'effetto "verbosita", tipico delle opere di derivazione teatrale.
Il motivo di maggior interesse, lo si trova nel personaggio di Tony; interpretato magistralmente da un Ray Milland abile a tratteggiare questo uomo meticoloso e che ama tenere tutto sotto controllo, senza mai scadere in un glaciale autocompiacimento, ma dando ad esso anche uno spessore umano che fa' si che lo spettatore meno legato al concetto bene-male, tifi perché il suo tentativo di uccidere la moglie (per Grace Kelly ho poca simpatia sia come attrice che come persona, quindi con me ha gioco facile) vada a buon fine e l'adultera paghi per il suo vile tradimento (su cui Hitchcock forse eclissa un po' troppo... ma è abile a focalizzare il focus su altro, per evitare la censura dell'epoca). Sono sadico? Mah... é solo un film no? Mi schiero dalla parte di chi voglio.
Tony vorrebbe controllare la realtà con le sue azioni; ma questo a ben vedere é possibile solo in un romanzo dove lo scrittore può fare ciò che vuole (o anche in un film... d'altronde la riflessione viene assolutamente spontanea) ed infatti tutto il suo piano subirà una riscrittura "in corso d'opera" per un semplice motivo, cioè l'essere umano, in questo caso Swan. Posso pianificare ciò che voglio, ma alla fine se devo affidarmi ad un altro essere umano, bisogna accettare il rischio quasi certo che le cose non vadano mai come previsto. In sostanza questo film, ha il merito di non avermi più fatto fossilizzare sulla "sceneggiatura perfetta" e dell'architettura senza alcun buco o forzatura, perché queste riflessioni e queste idee visive, contano molto di più, visto che l'imperfezione è tipica dell'essere umano (molti film di Hitchcock sono "imperfetti" a livello di sceneggiatura nelle dinamiche thriller, cosa inevitabile per tale genere, però le idee visive e di suspance contano in questo caso molto di più di tutto il resto).
Sceneggiatura di alto livello e riflessioni metacinematografiche a parte, sotto il comparto tecnico siamo a livelli altissimi. Movimenti di macchina accorti, inquadrature sempre azzeccate e ben scelte creano un grande senso di suspance che pervade tutta la durata del film tenendo lo spettatore costantemente sull'attenti. La sequenza più riuscita é quella sicuramente dedicata all'assassinio, dove il regista illumina la stanza con la sola luce del fuoco del camino e con un montaggio alternato tra la festa dove é Tony e la tensione di Swan per una chiamata che non arriva mai, crea con sapienza una costruzione efficace della suspance che esplode poi con tutta la sua carica improvvisamente.
In conclusione non ho nulla da aggiungere se non che ci si ritrova innanzi al miglior adattamento cinematografico americano di un testo teatrale dopo Piccole Volpi di William Wyler (1941) e Un Tram che si chiamava Desiderio di Elia Kazan (1951), e per questo assolutamente da vedere (é programmato abbastanza di frequente) e magari comprare il BD del film che ha anche la versione in 3D così che chi ha la fortuna di avere in casa un televisore e un lettore 3D, possa usufruirlo al meglio (purtroppo non ho ancora questa fortuna).
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