Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Grande opera di Hitchcock, bravissimi gli attori.
Tony Wendice è un bellimbusto parassita, che vive sulle spalle della bella e raffinata moglie Margot,alias la regale Grace Kelly.Sguazza spensierato nel jet set londinese, tra confort e lussi; quando salta fuori la relazione extra-coniugale, che Margot intrattiene con lo scrittore di gialli Mark Halliday, temendo l’eventuale divorzio e il pericolo di restare senza il becco di un quattrino, il diabolico consorte architetta "il delitto perfetto". In sostanza non sarà lui , sicuro sospettato a causa del contenuto di un testamento a suo favore, ma un altro a commettere l'uxoricidio, un vecchio compagno di studi di Tony, il truffatore e lestofante Swan, che si lascia persuadere a compiere l’omicidio; mentre Tony e Mark sono al club, Swan si infila nell'appartamento con la chiave di Margot, lasciata appositamente sotto la guida delle scale dal marito; Tony con un pretesto telefona a casa, in modo che la donna vada a rispondere e l’intruso possa strangolarla, prendendola alle spalle; ma, si sa,:"nei romanzi le cose vanno come l'autore vuole che vadano, ma nella vita no, mai" confessa lo scrittore Mark a Tony. Infatti, è ciò che accade: Margot nella colluttazione si divincola, e con un paio di forbici uccide Swan.
Tony non si dà per vinto e fa in modo che la moglie, venga accusata di omicidio premeditato, in ragione di un fantomatico ricatto, e non di legittima difesa; al processo una timida e spaurita Margot in stato quasi catatonico, non riesce a difendersi e viene condannata a morte, ma l'ispettore capo Hubbard, solerte e intuitivo, sollecitato da Mark, pesca il jolly dal mazzo. “Il delitto perfetto" di Sir Alfred Joseph Hitchcock, realizzato in soli 36 giorni e girato con un sistema tridimensionale di visione, è un piccolo geniale capolavoro. Il maestro non inventa niente di particolarmente originale, si tratta in fondo di un tradizionale triangolo torbido-sentimentale, ma la Mdp si muove con raffinata eleganza, tracciando geometrie perfette, che vanno ad alimentare la suspence, che inizia a sentirsi già dopo l'incontro tra Tony e Swan: la macchina da presa va dal basso verso l'alto, a livello del pavimento, poi incombe dall'alto, schiacciando i personaggi, riprendendoli in una sorta di habitat ristretto a mo’ di palcoscenico; infatti il lavoro tratto da una pièce di Frederick Knott ,che ne cura anche la sceneggiatura, mantiene una matrice teatrale, la tensione è tutta psicologica, la storia è circoscritta nel salotto di casa Wendice e compressa nel tempo, difatti il narrato si avvale di alcune ellissi: le fasi del processo, i giorni trascorsi da Margot in prigione. L’attenzione verte su alcuni dettagli, che diventano, nell’economia del racconto, determinanti: innanzitutto il telefono, quello fisso ovviamente, parliamo del 1954, poi le forbici micidiali, le sterline riscosse e infine quello più topico, la chiave della porta di casa Wendice, fulcro del racconto attorno al quale Hitchcock costruisce l'intrigo. Una chiave scambiata, nascosta, dimenticata e poi ritrovata. Tante sequenze da antologia, prima fra tutte la scena del tentato omicidio di Margot, di una intensità impressionante per l’epoca, mix geniale di musica e fotografia, con contrasto di ombre e luci. Momento perfidamente ironico del film è il bacio fra Tony e Margot, prima che lui e Mark si rechino al club, prima che l'uomo metta in pratica il suo piano criminale. "Addio cara", le dice Tony, lo spettatore conosce il senso profetico dell'affermazione. Cinema di alta scuola. Grace Kelly divenne da qui in poi “la musa” di Hitchcock
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