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Generazione low cost

Regia di Julie Lecoustre, Emmanuel Marre vedi scheda film

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La recensione su Generazione low cost

di barabbovich
3 stelle

"Non me ne frega un cazzo" (Rien a foutre, titolo originale del film, diventato - per imperscrutabili ragioni - Generazione Low Cost) è l'espressione perennemente stampata sul viso di Cassandre (la Adèle Exarchopoulos di Vita di Adele), hostess per una compagnia low cost. La sua esistenza si consuma tra un lavoro a regime quasi schiavistico (vi eravate domandati come fosse possibile il turismo di massa? Qui troverete la risposta), serate in discoteca, ubriacature e un uomo - reperito su Tinder - per ogni aeroporto. Il padre la punzecchia ("ma, alla fin fine, distribuisci caffè sugli aerei"), lei si fa andare bene più o meno tutto, comprese le colleghe moleste e logorroiche.
Non si capisce dove voglia andare a parare il film d'esordio di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, non fosse altro che dopo un'ora e dieci mi sono arreso e sono uscito dalla sala. Non ne potevo più di sciropparmi la cronaca in tempo reale della rampognata dettagliatissima per l'aiuto fornito a una passeggera, della promozione della compagnia telefonica o del fiume di parole senza senso scambiate con un amico che ha alzato troppo il gomito. Se il film intende offrire una riflessione sullo smarrimento esistenziale di una generazione in piena crisi identitaria, beh, allora rende un pessimo servizio alla stessa. Se invece, fin dal titolo, si tratta di una dichiarazione di guerra a suon di mitragliate letargiche indirizzate allo spettatore (arricchite col napalm del formato in quattro terzi e una colonna sonora concepita come un solfeggio con organetto Bontempi) allora l'obiettivo è centrato in pieno.

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