Trama
Cassandre, 26 anni, lavora come hostess per una compagnia aerea low cost. Vivendo alla giornata, prende parte a voli e feste senza preoccuparsi del domani, fedele a quello che è il nickname scelto per il suo profilo su Tinder: Carpe diem. La sua è un'esistenza senza legami che in apparenza la soddisfa. Tuttavia, ogni cosa è destinata a cambiare quando una disavventura la costringe a riconnettersi con il suo mondo e a tornare a casa. Riuscirà ad affrontare i dolori sepolti e a confrontarsi con ciò da cui sta scappando?
Curiosità
LA PAROLA AI REGISTI
E.M.: "Zero Fucks Given nasce da un'immagine. Da una doppia immagine, per essere più preciso. Un giorno mi sono ritrovato seduto in prima fila su un volo Ryanair, direttamente davanti alla hostess. Al decollo, l'ho guardata: si vedeva che non stava molto bene, come se fosse alle prese con una ferita profonda. Era una visione molto forte. Dopo il segnale acustico, si è slacciata la cintura e, ecco la seconda immagine, ha sfoggiato un enorme sorriso, tirando fuori il carrello delle bevande e vendendo ciò che era disponibile a bordo. La dicotomia tra le due immagini, il momento di introspezione personale e l'agitazione professionale, era forte e mi ha spinto a una domanda: cosa si è lasciata alle spalle, a terra, questa giovane donna prima di prendere il volo? Più tardi, ho ripensato a quella scena e a un dipinto di Hopper, L'Ouvreuse, concentrandomi sulla doppia immagine. Il film è nato da lì e non da un attore in mente, tanto che in fase di casting non pensavo a nessun nome in particolare da reclutare e riflettevo sulla possibilità di scegliere una vera assistente di volo per il ruolo di Cassandre. Quando però il nome di Adèle Exarchopoulos è venuto fuori da un angolo della mia testa, ho voluto incontrarla e sin da subito ho capito che c'era qualcosa in lei che era perfetto: innanzitutto, è lontana anni luce dall'immagine della ragazza che vedi sulle riviste; e poi la sua malinconia, il tipo di angoscia che emana, la sua capacità di passare da uno stato all'altro in maniera repentina e molto altro ancora. Cassandre a quel punto era lei. E lei è l'unica professionista del film, anche se per scherzo sul set le dicevo che l'unica non professionista era lei.
Non volevamo fare il nostro "compitino" con una protagonista schiacciata dalle determinazioni del sistema e con ogni libertà personale privata. Ci interessava semmai mettere in evidenza le condizioni di lavoro proprie del low cost".
J.L.: "L'immagine da cui è nato il film dice tutto su come il privato sia in conflitto con il pubblico. Dietro l'uniforme e i comportamenti standard, si celano la singolarità di ognuno, pronta a esplodere in maniera più forte e inquietante. È qualcosa che ci travolge: come se un granello di sabbia umano scivolasse nell'ingranaggio della grande macchina standardizzata. Mentre oggi c'è questa tendenza a smaterializzare il lavoro, le hostess fanno ancora una professione fisica, presente, quasi carnale. E poi c'è un parallelismo tra le hostess e le attrici: anche per le attrici ci si chiede a volte cosa pensino mentre recitano. L'obbligo di sorridere, di portare una maschera e truccarsi non sono poi così differenti.
Abbiamo passato molto tempo a incontrare le persone che lavorano nelle aziende low cost. Nonostante le condizioni di lavoro e paga miserabili, si tratta di un lavoro che fa sempre sognare e le richieste abbondano. Abbiamo così appreso molto sulle condizioni di vita delle hostess: vengono da tutta Europa, soprattutto dai Paesi dell'Est, e vivono in piccole comunità apolidi, in appartamenti condivisi vicino agli aeroporti. Sono scollegate dalla realtà: scoprono settimana dopo settimana attraverso il programma che viene loro dato dove andranno. Ci interessava approfondire come vive un personaggio che si perde in un tempo tra diversi non luoghi. Quella di un'hostess è una vita a episodi, a compartimenti stagni: chiudendo la porta dell'aereo, si isola da tutto, come se con un colpo di spugna cancellasse la sua vita a terra".
E.M.: "Tuttavia, non volevamo cadere nel cliché della denuncia della vita moderna come non vita. Dicono spesso che la tecnologia digitale e i social ci tagliano fuori dalla vita reale. Non è sempre così: tramite le app di incontri, ci sono scintille di vite. Cassandre grazie a queste incontra gli uomini e con ognuno potrebbe accadere qualcosa. I non sviluppi dipendono solo dal suo modo di vivere. Del resto, durante la preparazione, è emerso come in molte scelgano il lavoro di hostess per sfuggire a qualcosa, a un dramma, a una delusione d'amore... Questo è un film sulla solitudine e su ciò che abbiamo trovato a Dubai in tempi di Covid, con i quadratini disegnati per terra per isolare le persone. Figuriamoci poi cosa sta succedendo nel mondo del lavoro, dove si cerca di atomizzare i lavoratori, di annullare la solidarietà e infrangere i legami. Cassandre incontra solo una moltitudine di individui ma nessuna connessione reale è possibile".
Trailer
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Commenti (3) vedi tutti
Un tuffo nella vita di Cassandre, giovane assistente di volo, che si concentra nella prima parte sul suo lavoro e poi sulla vita familiare sulla quale pesa un grave dramma. Efficace sia la realizzazione, molto realistica, che l'interpretazione della brava e bella Adèle Exarchopoulos.
commento di bombo1Polpettone documentarista sul lavoro e gli svaghi di un'hostess.
commento di gruvierazGli assistenti di volo,una categoria poco studiata nel mondo del cinema....almeno non in modo approfondito.
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