Regia di Simón Mesa Soto vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - SEMAINE DE LA CRITIQUE
C'è qualcosa al mondo più potente e determinato dell'amore di una madre per il proprio figlio?
Vedendo Amparo (che è il nome della tenace ed indomita protagonista della vicenda) la risposta appare chiara ed inequivocabile.
Le vicissitudini di questa madre per far si che il figlio, scapestrato e piuttosto abile a cacciarsi nei guai, eviti di essere forzatamente arruolato come pena per essere stato arrestato dalla polizia colombiana in una rissa cittadina, ed inviato a combattere in prima linea contro alcune forze ribelli di narcos nascosti attorno ad una roccaforte che li rende spietati ed invincibili, diventa un esclusivo motivo esistenziale che la rende una donna disposta a tutto pur di evitare il probabile sacrificio del suo stolto e considerato, ma anche unico, figlio e ragione di vita.
Il prezzo da pagare per evitare che il figlio si imbarchi in una vera e propria missione suicida, espone la donna a mille drammatiche peripezie che, da una parte, mettono in risalto la corruttibilità dilagante presente in ogni settore pubblico, in primo luogo in capo a divisioni da cui dovrebbe dipendere ordine e sicurezza civile e sociale.
Dall'altro il film, opera prima come lungometraggio del bravo cineasta colombiano Simòn Mesa Soto, scandaglia con vigore e un piglio narrativo coinvolgente quasi da thriller, l'appiattimento morale che fa seguito ad un disordine sociale ed organizzativo dilagante e difficile da arrestare, proprio di uno stato ove l'illegalità ed il compromesso hanno da troppo tempo la meglio sulle basi democratiche che non riescono ad emergere a costume di vita dilagante e di riferimento.
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