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Giochi carnali

Regia di Andrea Bianchi vedi scheda film

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La recensione su Giochi carnali

di mm40
2 stelle

Due amici erotomani, all'apparenza normalissime persone, girano in auto per la città alla ricerca di prede femminili. Per migliorare le loro possibilità di caricare qualche piacente autostoppista, uno dei due si traveste da donna, di modo da sembrare una coppia al di sopra di qualsiasi sospetto. In questo modo cominciano a stuprare a destra e a manca, destando le preoccupazioni e lo sdegno di una dottoressa dell'ospedale che vede arrivarsi di volta in volta le vittime delle violenze, ferite e sotto shock. Finché gli stupratori e la dottoressa si incontreranno, per una sorta di duello finale.


La bellezza folgorante di Sirpa Lane fa passare in secondo piano tante cose, ma certo non la constatazione che questo Giochi carnali è un porno a tutto tondo. Con una discreta trama, dialoghi scritti più o meno decentemente (se non altro per il genere) e una morale di fondo che lascia intuire anche qualche buona intenzione dietro al prodotto, pur palesemente finalizzato a un pubblico maschile e orgogliosamente onanista. Giochi carnali parte come tante altre pellicole coeve soft o hardcore, con accoppiamenti non troppo sensati sul piano logico e mascolinità a oltranza (l'uomo che va sempre accontentato, la donna considerata esclusivamente una preda sessuale), salvo poi ripiegarsi su sé stesso e offrire anche un vago retrogusto femminista che pare l'unica differenza riscontrabile a tutti gli effetti nel lavoro rispetto ai tanti simili dell'epoca. Niente di rivoluzionario, va da sé, ma comunque una svolta apprezzabile in un film che parla di stupro, argomento delicatissimo anche ai tempi; nella sceneggiatura scritta da due uomini – Piero Regnoli e Mauro Righi – c'è spazio infatti per qualche riflessione pseudofemminista che va oltre il più banale e banalizzante dei concetti sessantottini, vale a dire quello dell'amore libero. Sirpa Lane è una donna emancipata, realizzata professionalmente e con un sano desiderio di vendetta: il finale alla Quentin Tarantino è senz'altro spettacolare, specie per un film a luci rosse (meglio tacere invece del controfinale ridanciano da commedia scollacciata, barzellettistico e insensato). A ricordarci che si tratta in ogni caso di un film realizzato da soli uomini – il regista è Andrea Bianchi – ci sono poi le scene di stupro, nelle quali le vittime praticano più o meno disinvolte fellatio e non sembrano disdegnare, non subito ma dopo un po', la violenza sessuale. Ma già troppo si è detto su un film di tale risma. 2/10.

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