Regia di Maureen Fazendeiro, Miguel Gomes vedi scheda film
FESTIVAL DE CANNES 74 - QUINZAINE DES RÉALISATEURS Una troupe cinematografica di 16 persone giunge in piena estate (tûoa sta per août al contrario - o "tsugua" per august in inglese, ovvero agosto nelle rispettive lingue) a Sintra, non distante da Lisbona, per trovare una location adatta a girare un film inerente un trio di giovani intenzionato a costruire un allevamento di farfalle, presso una vecchia villa dai giardini in stato di abbandono.
Di fatto il gruppo si ritrova confinato a causa della pandemia da Covid 19, entro un paradiso naturale che ne fa approfondire la conoscenza e ne costringe i singoli ad una vita forzatamente convivente, da cui emergono legami, sintonie, respingimenti ed anche un approccio comune verso l'opera che si sta decidendo di filmare.
Poi i due registi, il grande Miguel Gomes e la sua abituale sceneggiatrice Maureen Fazendeiro, qui co-regista, si accorgono che il materiale filmato ha un senso più compiuto qualora venisse montato al contrario, dalla fine all'inizio. Questa è la storia di Journal de Tûoa, gustoso, ironico e brillante esempio di falsa fiction in cui gli attori recitano loro stessi nell'atto di adattarsi ad una location che li vedrà prender parte ad un progetto cinematografico vero e proprio che, al contrario, non ci verrà mostrato.
Nel trio di attori coinvolti, due ragazzi ed una ragazza, spicca il Joe Dallesandro del nuovo millennio, ovvero Diamantino, ovvero il sexy Carloto Cotta, da anni icona preziosa al servizio spesso di grandi cineasti che lo filmano con sguardo bramoso e ne catturano ognuno sempre qualcosa di provocatorio anche senza ricorrere necessariamente ad immagini forti o di nudo: la scena del ragazzo in piscina mentre si toglie candidamente e castamente il costume sott'acqua fornisce un riuscito e lampante esempio della vocazione di Carloto per il ruolo di icona sexy tipico nei '70 del Dallesandro.
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