Trama
Nour ha 14 anni e vive in un quartiere popolare in riva al mare, dove si prepara a trascorrere un'estate scandita dalle disavventure dei fratelli maggiori, dalla malattia della madre e dai lavori socialmente utili. Mentre deve ridipingere un corridoio della scuola media, conosce Sarah, una cantante d'opera che tiene un corso estivo. L'incontro gli aprirà nuovi orizzonti.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"La Traviata, My Brothers & I è un libero adattamento dello spettacolo teatrale Perché ce ne siamo andati, i miei fratelli e io di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre in cui, portato sul palco a 17 anni, ho recitato. Fatto di quattro monologhi, vede in scena quattro fratelli. Uno dei temi trattati è l'incontro di uno dei personaggi con l'arte, quando nulla lo aveva predisposto a ciò, qualcosa che ricordava la mia esperienza personale.
Non è l'unica cosa autobiografica che ho messo nel film. L'ho riempito di ricordi personali della mia giovinezza e della mia infanzia. Come i quattro fratelli della storia, anch'io provengo da un quartiere operaio a sud di Seine-et-Marne e Pantin, a est di Parigi. E anch'io ho origini mediterranee: sono spagnolo da parte di madre e italiano da parte di padre. Ho voluto raccontare qualcosa che ha a che fare con il tema delle origini e con dell'immigrazione dai paesi del bacino del Mediterraneo.
Ma ho raccontato per certi versi anche la scoperta delle mie aspirazioni artistiche. Volevo diventare venditore come mio padre e seguire le sue orme: mi piaceva parlare con le persone e desideravo fare soldi. Grazie a uno dei miei insegnanti, però, ho scoperto l'arte della recitazione. E mi sono ritrovato come il piccolo Nour davanti a una scelta da fare: abbracciare la carriera artistica o seguire la mia predisposizione per qualcosa di completamente diverso?
I quartieri periferici da me narrati sono spesso raccontati dai telegiornali come posti pericolosi e popolati da delinquenti. Il mio approccio non ha voluto essere documentaristico, penso che registi come Abdellatif Kechiche e Tony Gatlif abbiano già mostrato bene la realtà. Io ho scelto di mostrare il lato bello e romantico di questi territori. Ho evitato quindi le camere a mano e le riprese digitali. Volevo evitare di trasmettere quel senso di urgenza ed emergenza mostrato spesso dalle immagini di queste zone, considerati ostili al pari di zone di guerra. Ho allora girato con un treppiede, con un punto di vista assertivo, e ho usato la calda luce del sud su pellicola da 16 mm. Ho reso tutto molto più radioso e poetico. Mi sono lasciato ispirare dal cinema che amo: quello italiano di Federico Fellini, in grado di mostrare i sobborghi in maniera spesso sublime. Penso a Le notti di Cabiria, per esempio. Ma anche a Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola.
Secondo me, i film trasformano ogni immagine in qualcosa di universale: ecco perché nel mio film non troverete telefoni cellulari o altri mezzi tecnologici che in maniera automatica avrebbero datato la storia. Non ci sono i social network. Il mio obiettivo era quello di puntare l'attenzione su un soggetto sempre attuale: l'arte può salvarci la vita. Ed è la stessa ragione per cui il protagonista non ha alcun particolare accento e potrebbe essere nato ovunque, dall'Italia all'Africa".
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.