Regia di Gaspar Noé vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - FUORI CONCORSO Quanto è brutto diventare vecchi e rimanere coscienti del proprio inesorabile declino fisico e mentale, o di quello di un proprio congiunto! Il cinema non può fare a meno di dedicarsi a questa problematica così attuale e concreta, e già con Hanekelo ha fatto di petto, oltre un decennio orsono.
Con soluzioni drastiche per un dilemma problema sociale che non può lasciarci indifferenti, anche perché finisce per riguardare ognuno di noi, nella migliore delle ipotesi a cui siamo destinati, e che il regista austriaco pareva improntare verso alternative definitive, di rottura, di interruzione forzata di una agonia senza soluzione, sollevando tutte le polemiche del caso. In Vortex di Gaspar Noè, una coppia di cui vengono riferiti con precisione quasi inquietante i dati anagrafici (reali degli attori coinvolti), viene osservata attraverso uno split di due telecamere, nel processo che li vede affrontare le difficoltà estreme che si presentano quando l'uomo, un critico cinematografico italiano ottantenne, comincia a manifestare condizioni fisiche critiche, mentre la moglie settantasettenne, un tempo infermiera, è colta da una progressiva demenza senile che la rende incapace di agire con la lucidità di sempre, divenendo un pericolo per se stessa ed il compagno.
Il figlio della coppia cerca di trovare soluzioni, ma forse si ritrova in quello stesso momento ancora più oberato di problematiche, legate anche a passati episodi di dipendenza da stupefacenti non ancora risolte. Gaspar Noé rimane implacabile nel descriverci la fine annunciata di una coppia che cerca invano di limitare i danni in nome di un amore ed un rispetto reciproco che rimangono inalterati. La forza del film è quella di riuscire a rappresentare questa unione solidale senza mai sconfinare in un solo secondo di melodramma o sdolcinatezze gratuite, attenendosi ai fatti veri, o comunque ostentatamente realistici, e per questo lasciando alla piena improvvisazione degli attori coinvolti - straordinari a partire da Dario Argento, che si rivela una forza della natura col suo francese zoppicante e maccheronico, ma vero più del reale - costretti a destreggiarsi con una semplice, striminzita bozza di sceneggiatura che ne costringe all'improvvisazione più spontanea e realistica che si possa riuscire ad ottenere. Il risultato è straordinario, cupo e torvo, implacabile e necessario come quella fine che arriva inesorabile e che Noè ci documenta con la durezza che merita per non ricondursi all'ennesima sviolinata sul deperimento senza soluzione. Un film stordente che appare coerente col cinema trascorso del suo autore, ma che tocca, emoziona, scuote.
Fosse arrivato in tempo per partecipare al Concorso, Vortex, che rappresenta verso la fine il volto deformato della morte come nessun film penso sia mai riuscito a rendere nei dettagli, avrebbe guadagnato riconoscimenti importanti.
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