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Vortex

Regia di Gaspar Noé vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Vortex

di yume
10 stelle

L’essere e il nulla

 

locandina

Vortex (2021): locandina


L
insostenibile leggerezza del cinema.

In Vortex non c’è racconto, diegesi narrativa, solo micro spostamenti in avanti dellorologio, la sensazione che il tempo stia per fermarsi è forte.

Quello che passa sullo schermo sono vita e morte, che non possono essere raccontate, se ne altera la sostanza, diventano altro.

Interi universi, quanti sono i protagonisti, ruotano in movimento gravitazionale verso un punto oscuro comune a tutti i corpi, la morte.

La  vita, quella casetta di  lumaca che luomo si porta appresso dalla nascita e che un giorno abbandona, per caso, per scelta, per malattia o vecchiaia, quel punto acerbo che di vita ebbe nomeche le mummie leopardiane dellillustre scienziato pensano come una dissolvenza cinematografica, è quella che Noé assegna ai due protagonisti del film.

 

Dedicato a quelli il cui cervello muore prima del cuore.

Didascalia di apertura, i titoli di coda scorrono allinizio del film, Francoise Hardy canta la  canzone dedicata alla rosa, alla sua vita breve.

Una coppia di cui mai si cita il nome, anziani ma ancora vitali, beve vino sul terrazzino fiorito di casa.

È vita, le piante ben curate sono vita.

Poi le immagini si sdoppiano in uno split screen fisso che divide  in due lo schermo, vite parallele e distanze incolmabili chiuse in uno spazio claustrofobico, monadi senza porte né finestre intente ai propri rituali quotidiani come se non ci fosse altro al mondo.

L’ alzheimer  sinsinua strisciando sulla scena fino a dominarla, la donna, chiusa in un limbo di silenzio, sta diventando incontrollabile. Luomo sembra ancora vigile, un po’  traballante ma capace di reggere i suoi ruoli, chiama il suo editore, gli parla del titolo che darà al saggio sul cinema e il sogno che sta scrivendo, Psyche, e dice al figlio appena arrivato la vita è un sogno nel sogno.

Da  Caldéron ad Allan Poe un mondo di parole scorre ancora nella sua mente.

Libri ovunque, tracce di una vita intensa, vissuta a livelli alti, lei psichiatra psicoterapeuta, lui critico cinematografico e scrittore, una moglie amata e unamante da ventanni anchessa amata, ma tutto sta svanendo, si avverte la vicinanza alla meta.

E quando toccherà alluno e poi allaltra, quella sezione dello schermo si annebbierà risucchiando limmagine che conteneva,  mentre laltra continuerà inconsapevole il suo corso, anche se per poco.

Morte per consunzione, anche se ogni volta chiamiamo la causa del decesso in vario modo (per lui sarà  un banale infarto) è soltanto larrivo, quando si  annullano latto del vedere e dellesser visti. 

Semplicemente,  si scompare.Questa è la morte.

Vita e morte, straordinaria sintesi in Vortex fra luna e laltra,  c’è un pullulare di ricordi, impegni, sentimenti, affetti, delusioni e resurrezioni, insomma il vivere e il suo senso che pian piano la vecchiaia vanifica, come le scartoffie sulla scrivania, nella macchina da scrivere, vecchie carte buone a intasare il cesso, e una volta cera stampato il genio, la parola che apriva  mondi, il segno dellintelligenza.

Due vecchi,  due vite per lunghi anni insieme, si separano in un vortice di passo in passo più frenetico  e doloroso, silenziosamente disperato .

La demenza senile di lei, i disturbi cardiaci di  lui,  la mente si annebbia, la parola si fa secca e inerte, qualche sprazzo di vita (la telefonata senza risposta di lui allamante, figlio e nipotino in una breve visita saltuaria) tutto pian piano affonda senza drammi nel silenzio disarticolato.

Allo spettatore viene negato un centro unico di attenzione. Lo sguardo si smarrisce fra i due quadri, due spaccati di qualcosa che non è vita ma non ancora morte.

Noè gira un film profondamente compassionevole senza pietismi, sentiamo lo sguardo partecipe di chi ha vissuto personalmente drammi simili e sa che non c’è contorno di parole pietose e petali di rose, si muore come si vive, in automatico, spesso allalba, prima che il nuovo giorno illuda con le sue promesse. Si vive senza pensarci troppo, convinti di essere eterni, e si muore sepolti dalla polvere del tempo.

La dissonanza prospettica è uno dei punti di forza del film, telecamere disposte in modo da annullare lattesa visiva, a volte i due quadri sintersecano, soprattutto quando entra in scena Stéphane, il figlio con un passato tossico, incapace di aiutare i genitori disastrato com’è , il figlio che qualcuno si ostina a definire sostegno della vecchiaia” . Quel sostegno  si rannicchierà sul grembo della madre alla morte del padre come un bambino.

Vortex non dá tregua allo spettatore preda di luoghi comuni sulla morte, la rappresenta così  com’è, un Maelstrom che inghiotte senza troppi  preliminari, un piano inclinato che le cure della vecchiaia silludono di esorcizzare, una dissolvenza che solo il cinema può rappresentare  visivamente o la poesia dire con le sue analogie.

Umanissimo e crudele, Vortex  volta la faccia allo spettatore negando magie ed esercizi spirituali, non crediamo che la morte sia stata mai rappresentata in  modo così onesto e vero, così  profondamente triste e senza lacrime.

I due vecchi senza nome erano qualcuno in vita, la loro casa li rispecchia, ma ora non conta, la morte è dura da comprendere ma è proprio questo, il nulla. 

Tutto il resto è sovrastruttura, buona per non pensarci.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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