Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
AL CINEMA - FESTIVAL DI CANNES 2021-CANNES PREMIERE/TRIESTE FILM FESTIVAL - FILM D'APERTURA
Nascere nelle viscere dell'inferno che ha perpetrato il genocidio di un popolo, e alcuni decenni dopo trovarsi a vivere in quello stesso luogo, che invece accoglie una comunità multietnica e si affanna per problematiche che, ai tempi del massacro di massa, nemmeno avrebbero potuto esser concepite.
In mezzo c'è il corso della storia, tra orrori e, per fortuna, svolte dalle quali forse riesce ad emergere quel senso di umanità che, già dal nome, dovrebbe essere una caratteristica a noi esseri "umani" molto vicina e pertinente.
Attraverso tre episodi che segnano un tragico passato, un turbolento recente passato/presente, ed un promettente presente/prossimo futuro, e che hanno come filo conduttore la vita e la morte di una donna (l'anziana Lili Monori, attrice prediletta di Marta Meszaros) con attorno la sua famiglia, si dipana il percorso segnato dapprima dalla morte e da una insperata, quasi magica, rivincita della vita (il ritrovamento, più simbolico che realista, della bambina tra i meandri sporchi e immondi di un luogo di sterminio di massa), poi dalle vicissitudini di una vita che spesso travolge "come un fiume in piena"...ove l'acqua non a caso e molto simbolicamente travolge tutto ciò che trova.
Fino ad arrivare alle nuove generazioni, quelle a cui certi insegnamenti di civiltà e condivisione sono stati inculcati, e che, nonostante tutto, riescono ancora, per tendenza istintiva ancor più che per vera convinzione, a far propri comportamenti all'insegna della sopraffazione e dell'intolleranza.
La purezza dell'amore e dell'attrazione, tuttavia, sembra che alla fine prevalgano sulla irresistibile attrazione che il male esercita sulla massa.
L'accoppiata Kornel Mundruczò in regia con i suoi potenti piani sequenza a cui ormai siamo avvezzi, ma tutt'altro che assuefatti, e Kata Weber a curare uno script tutto improntato sul senso della memoria e sulla definizione di una propria identità di cittadino del mondo, assicura vortici visivi e narrativi che sgomentano e creano malesseri interiori e pure quasi fisici, vertigini e spaesamenti.
Sensazioni e sentimenti che sono la conferma di una potenza espressiva che contraddistingue ogni volta questa coppia di artisti, in grado di gettare lo spettatore nella mischia emotiva che anima i personaggi coinvolti nelle loro narrazioni.
Il simbolismo potente vuole ricreare un sentimento di orrore e legarci insieme in quel torvo e lurido viluppo di peli e capelli di origine inevitabilmente umana, uniti insieme a formare legami impossibili da districare e unica testimonianza rimasta di un orrore perpetrato allo scopo di cancellare ed estinguere.
L'acqua che travolge e sconquassa non si può fermare nonostante la volontà e l'impegno profusi.
La gioventù è l'unica speranza che l'umanità possa permettersi di considerare, e su cui poter sperare di affidarsi.
Il volto pulito e trasparente del giovane protagonista, nonché erede di un percorso familiare sconvolgente, che incontriamo nell'ultimo racconto, interpretato dal bravissimo giovane attore Goya Rego, riflette alla perfezione come la purezza sia una qualità legata al nascere e al formarsi dei primi anni, e di come la corruzione non sia altro che il suo sporco alter-ego pronto a sbocciare e a corrompere la purezza dei germogli appena sbocciati, finendo per corromperli e trasformarli in qualcosa di decisamente più imperfetto e inaffidabile.
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