Regia di Sally Potter vedi scheda film
Si cerca quello che si è perso, si trova altro, che si crede di non dover o poter perdere, ma perdendo il quale si trova quello che si era cercato. Per evitare la morte, la vita può diventare morte, perdita di ciò che è più caro. Per amore della vita di chi si ama, si è disposti a perderlo per sempre e lo struggimento per questa perdita può rimanere inespresso, non comunicato, dentro un pianto solitario, forse per evitare che la ragione di parole troppo banali o di sentimenti troppo esibiti possa aver ragione della ragione delll'anima e forse della provvidenza. Si cerca di dire tutto questo, di mostrare il linguaggio profondo delle cose, l'anima segreta delle ragioni più inesprimibili, per dire che tutto questo può avere un senso, e se non l'ha, ha una sublime bellezza che in parte lo riscatta, una bellezza che solo la vita può esprimere e solo l'arte, in particolare la musica, può rievocare. Con l'aiuto di una bella scenografia, di un'adatta sceneggiatura e di un' attenta fotografia. Questa volontà di riscattare la vita nella bellezza non appartiene forse maggiormente al popolo zingaro? Un popolo dove gli artisti non sono l'eccezione, il fenomeno, dove l'arte non è solo spettacolo, esibizione di artisti ambiziosi per gente annoiata e disattenta, ma vita quotidiana, comunicazione? Questo mi sembra essere il messaggio del film.
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