Regia di Stephen Frears vedi scheda film
La parte interessante di questo film sta nell'elaborazione di un lutto sentimentale con la curiosità e la gioia con cui si compila una Top Five: insomma un piccolo inno alla vita senza passare per i classici toni patetici e le facili rassicurazioni, frasi fatte con cui riempirsi la bocca; un preciso invito a non lasciarsi andare dopo l'ennesima storia finita male, ed a considerare quante e quali gioie la musica può darci, gioie che l'amore spesso non fa che negarci (incomprensioni, litigi, differenze incolmabili: tutto materiale sviscerato nel corso della pellicola). La fonte principale dei limiti del lavoro sta invece in questo approccio monotematico alla vita: alla lunga l'atteggiamento melomane oltranzista dei protagonisti (non solo di Cusack, ma anche dei suoi due colleghi maniaci musicali di pari livello) finisce per seccare lo spettatore e per ridurre i personaggi a stupidi nerd complessati, che è piuttosto controproducente. Lo sguardo in camera di Cusack contribuisce a formare un feeling con il pubblico, apprezzabile la comparsata di Springsteen. Tratto da Hornby. Il lieto fine demenziale che stupra la realtà e stronca di netto qualsiasi pretesa di verosimiglianza costa una stelletta al voto finale.
Commesso di un negozio di dischi, passati da un po' i trenta, rivaluta la sua vita sentimentale dopo l'ultima sconfitta: elabora così la Top Five delle sue donne.
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