La recensione su L'imperatore e l'assassino

di supadany

6 stelle

Prodotto decisamente ambizioso, tra i primi provenienti dall’Asia con mire espansionistiche ed in grado di competere per budget produttivi con i colossi d’oltre oceano.

Purtroppo la confezione, dall’alto della sua altisonanza estetica, manca di un sincero appeal, c’è di che vedere, ma l’epicità, soprattutto dal lato delle pulsioni drammatiche, rimane, o per lo meno risulta, parzialmente strangolata o non del tutto espressa.

Il sovrano di Qin (Li Xuejian) vorrebbe unificare i vari territori della Cina e la sua amante Zhao (Gong Li) si offre per aiutarlo organizzando un finto complotto.

Grazie a questa azione parte l’invasione al regno di Yan, ma in seguito ad azioni troppo dolorose le carte in tavola cambiano e con esse anche alcuni rapporti vengono stravolti.

Film che vanta una forma rappresentativa che nulla si fa mancare e che sfrutta appieno i mezzi importanti a sua disposizione.

Le scene di massa sono imponenti come poche, gli sfondi ambientali profumano d’immenso scenografico ed il regista sfrutta bene questi elementi per quanto vedendolo oggi paga pegno rispetto a quel capolavoro che è “La battaglia dei tre regni”, non tanto per la veste estetica (qui è una bella lotta, ma Woo ha un altro pedigree), quanto per la capacità di far trasparire anche le forti emozioni.

Non che qui manchino del tutto, anzi l’intento è ambizioso ed a suo modo parzialmente riuscito, però non mi ha colpito così profondamente lasciandomi più volte la sensazione di non riuscire ad arrivare del tutto per troppa attenzione destinata alla precisione dei rimandi e della rappresentazione delle scene.

Però i tre personaggi cardine sono decisamente interessanti sia per come vengono presentati, sia per come sono interpretati ed il film, seppur con qualche ombra rimane più bello di quanto la sua scarsa conoscenza nei nostri lidi potrebbe far pensare.

Due ore e mezza che offrono uno spettacolo per nulla indifferente e pur avanzando qualche dubbio complessivo (vista la strada intrapresa si doveva far un ulteriore salto di qualità che evidentemente però non è nelle corde di chi dirige, comunque bene, tutta l’operazione), rimane un film interessante che vale la pena riscoprire.

Discreto nel complesso, ma con alcuni lampi che vanno ben oltre.
VOTO : 6,5/10.

Su Chen Kaige

Tecnicamente molto valido, ma non sempre sa coordinare al meglio questa qualità col resto.
In ogni caso complessivamente si tratta di una regia di tutto rispetto.