Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Nel 2020 (cioè nel futuro) la prima missione NASA raggiunge Marte, almeno tre astronauti muoiono travolti da una tempesta di sabbia partita da una gigantesca scultura con fattezze umane (esiste davvero, è il cosiddetto Volto su Marte) e viene organizzata una spedizione per recuperare il possibile sopravvissuto. De Palma, senza prendersi troppo sul serio e senza indulgere a eccessivi virtuosismi, confeziona un prodotto di ordinaria amministrazione; del resto tutti i personaggi, nonostante i pericoli a cui sono esposti, si comportano con una disinvoltura francamente improbabile. Gary Sinise, che in Apollo 13 era rimasto a terra e anche stavolta viene messo inizialmente da parte, deve aver preteso nel contratto di andare in orbita: e il protagonista finisce per essere lui, pilota abilissimo con un trauma da elaborare. Per il finale non si trova niente di meglio che ricorrere ai soliti omini con la testa allungata, sempre quelli di Incontri ravvicinati del terzo tipo, che offrono un passaggio non si sa per dove (ma comunque un posto presumibilmente migliore, visto che nessuno è tornato indietro a lamentarsene). Un film da guardare senza porsi tante domande.
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